Forse non ha ancora trovato spazio su questo blog la mia grande passione per i gatti: sì, è vero, pare un cliché, un'altra lettrice gattara. Ebbene sì, è proprio così, inutile negarlo; anche se la gatta di casa è una sola, mentre i libri sono centinaia.
Proprio dall'amore per i gatti, unito al mio interesse per le storie sul Medioriente, nasce la motivazione per la lettura di oggi.
Titolo: Una gatta in fuga
Autrice: Vanna Cercenà
Anno della prima edizione: 2017
Casa editrice: Giunti
Pagine: 94
LA STORIA
Nel corso del conflitto siriano, nella città di Damasco, un bombardamento separa una gattina dalla sua mamma e dal resto della cucciolata. È Alya a trovarla, come lei spaventata e persa: Alya è solo una bambina, ma non resiste e porta la gattina con sé una volta ritornata la calma, e le dà il nome di Jamyla (che significa "bella"). La famiglia di Alya però sta cercando un modo per sfuggire alla guerra, e l'unica alternativa che papà Ziad, mamma Nura, Alya e il suo fratellino Ferid hanno è partire: arrivare all'Egitto e da là imbarcarsi verso l'Italia, sperando di sopravvivere e di poter raggiungere in Francia uno zio già emigrato. Lasciare i nonni, lasciare Damasco, i suo amici e la sua casa spaventa Alya, che non ha nulla a cui aggrapparsi nella partenza; e così nasconde Jamyla nel suo zaino, senza dirlo a nessuno… e la loro avventura verso l'Europa comincia.
COSA NE PENSO
Questa è una lettura pensata per bambini: è infatti breve, suddivisa in capitoli ed arricchita da numerose illustrazioni -della bravissima Giulia Dragone.
Si tratta di un libro che sa parlare dei viaggi dei profughi, del conflitto siriano e di cosa significhi abbandonare tutto nel tentativo di sopravvivere, avvicinando al tema lettori giovanissimi senza turbarli troppo ma al tempo stesso senza indorare troppo la pillola -nonostante il lieto fine.
Nella sua semplicità "Una gatta in fuga" arriva dritto al cuore, grazie alla narrazione in prima persona dal punto di vista della gattina Jamyla che vive l'esperienza dei campi profughi, della traversata del Mediterraneo, della quarantena senza comprendere completamente cosa le capiti attorno -proprio come per la sua umana bambina, Alya, e per tutti i bambini profughi realmente esistenti è impossibile comprendere le ragioni di una guerra e di una partenza che è l'unico modo per salvarsi la vita.
"Che cos'è la guerra?" domanda un gattino piuttosto spelacchiato con un occhio chiuso. "È una cosa terribile che fanno gli uomini per far morire tutti, anche i gatti" rispondo.In conclusione, anche se ho una ventina d'anni in più del pubblico per il quale questa storia è stata scritta, l'ho apprezzata molto e ne sono rimasta commossa. Ve la consiglio per trascorrere una mezz'ora che vi farà guardare il mondo con altri occhi, più innocenti dei nostri di adulti, e vi strapperà una lacrima insieme a un sorriso.
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