giovedì 26 luglio 2018

Vivere

Di questi tempi, l'accoglienza e gli sbarchi di migranti sulle nostre coste sono un tema più che mai sulla bocca di tutti. La mia impressione è che si sia persa di vista l'umanità, mentre sulla stampa compaiono immagini di bambini morti annegati nei naufragi dei gommoni e c'è chi grida al fake, mentre continua ad osannare la chiusura dei porti. Troppe persone hanno dimenticato cosa sia l'empatia, e che solo per un colpo di fortuna sono nate da una parte del mare piuttosto che dall'altra; voglio credere che la cultura sia ancora un modo per aprire gli occhi, e nel mio piccolo spero di contribuire proponendovi letture che vi ricordino quanto siamo tutti parte di un'unica specie, indipendentemente dalla nazionalità, dal credo religioso e dal colore della nostra pelle.




Titolo: Vivere
Autore: Ugo Bertotti
Anno della prima edizione: 2016
Casa editrice: Coconino Press
Pagine: 152




LA STORIA


Questa è una storia vera, che un chirurgo, Bruno Gridelli, ha deciso di raccontare ad un fumettista per farla conoscere al di fuori dell'ospedale dove ha lavorato per tanti anni. È una storia di vita e di morte, una storia di corpi e di anime: inizia con Selma, che si imbarca con la sua famiglia dalla Siria per salvarsi dalla guerra e raggiungere in Svezia il figlio maggiore, che è riuscito a fuggire due anni prima; Selma però riporta nella traversata un grave trauma cranico per cui ne sarà decretata la morte cerebrale pochi giorni dopo lo sbarco in Italia.
Qui la vita e la morte di Selma si intrecciano ad altre tre vite in bilico, che rischiano quotidianamente di morire mentre attendono un trapianto, perché il marito di Selma acconsente alla donazione degli organi e così un prete, un ex militare ed una madre scrittrice ritorneranno a vivere davvero grazie al dono di una donna arrivata da molto lontano, forse proprio per salvare loro.


COSA NE PENSO


La graphic novel di Bertotti è divisa in quattro capitoli, uno dedicato ad ogni protagonista -il cui vero nome, per ovvie ragioni di privacy, è stato modificato. Il capitolo più appassionante è senza dubbio quello dedicato a Selma, che ripercorre la storia della sua famiglia, originaria della Palestina e costretta nel campo profughi di Yarmouk in seguito alla Nakba; qui ci viene raccontata la nostalgia dell'anziano padre per la sua patria, ma anche la difficoltà della traversata, la paura, la comprensione da parte del medico palestinese incontrato nell'ospedale dove Selma viene accolta. 
Il bianco e nero dove il colore scuro prevale sul chiaro, come già fa intuire la copertina, è molto efficace nel raccontare storie dove la morte ha un peso prepotente, ma allo stesso tempo racconta altrettanto bene la rinascita. Anche la comparsa del fratello di Selma che ne cura la tomba sull'isola di Cipro lascia un profondo senso di pace e di speranza, ed è una delle parti del romanzo che ho preferito.
Nel complesso ho apprezzato molto la graphic novel di Bertotti e la ritengo un'opera estremamente interessante, perché di rado le questioni mediche vengono affrontate in modo così approfondito in opere simili. La donazione di organi è infatti l'inevitabile perno attorno al quale ruotano queste quattro storie, che diventano così uno spunto per riflettere sulla generosità e sull'importanza di tale pratica -necessità che Gridelli, ispiratore di quest'opera, ribadisce alla fine:
Spero che questo libro aiuti a capire di più che, come penso, vogliamo tutti vivere più a lungo, vivere meglio e dare un senso alla nostra vita. I trapianti hanno di straordinario il fatto che mettono insieme in modo complesso e intenso queste tre aspirazioni, dove le differenze di esperienze, di cultura, di religione si diluiscono e si mescolano nella grande aspirazione di vivere e, quando ciò non è più possibile, di dare la possibilità ad altri di continuare a farlo. E così unirsi nel dare un po' più di senso alle nostre vite. 

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