Per quanto ami i mercatini dell'usato e le biblioteche pubbliche, soffro naturalmente anch'io dell'acquisto compulsivo di libri -ne possiedo moltissimi ancora da leggere. Le iniziative editoriali in edicola sono le più pericolose per il mio bilancio mensile, ed anche negli ultimi mesi gli acquisti dal mio edicolante di fiducia sono stati piuttosto numerosi: colpa della casa editrice Iperborea, che con Il Corriere della Sera ha messo in vendita titoli estremamente interessanti in un'edizione graficamente irresistibile -e più maneggevole del formato tradizionale. Questo titolo è solo il primo di quelli che ho acquistato…
Autore: Jon Kalman Stefansson
Anno della prima edizione: 2005
Titolo originale: Sumarljos, og svo kemur nottin
Casa editrice: Iperborea
Titolo originale: Sumarljos, og svo kemur nottin
Casa editrice: Iperborea
Traduttrice: Silvia Cosimini
Pagine: 268
LA STORIA
Quella contenuta in questo romanzo non è una storia, ma piuttosto un mosaico di storie, di esistenze: quelle degli abitanti di un paesino di quattrocento anime nelle campagne islandesi, occupati con le proprie incombenze quotidiane, il lavoro, i sentimenti, la vita familiare.
Siamo più o meno in mezzo al distretto, circondati a nord, sud ed est dalla campagna e dal mare a ovest. È bello guardare il fiordo, anche se praticamente non dà pesce e non l'ha mai dato. In primavera richiama uccelli acquatici contenti e fiduciosi, a volte si trova qualche strombo sulla spiaggia e in lontananza spuntano migliaia di isole e isolotti come una dentatura irregolare dal mare -la sera il sole vi sanguina e allora pensiamo alla morte.
C'è la bella Elisabet, da cui tutti sono attratti e di cui tutti parlano ma che per oltre sei anni ha atteso il ritorno del suo amante Mathias, Elisabet che vuole aprire un ristorante; c'è l'Astronomo, che da imprenditore al Maglificio si è dato al collezionismo e allo studio del latino e delle stelle, mandando a monte il proprio matrimonio; ci sono gli amanti clandestini, Kjartan e Kristin, e Asdis, la moglie di lui, che cova nell'ombra il suo rancore. Ci sono amori di lunga data, amori in crisi, amori che devono ancora nascere come quello tra Benedikt e Puridur -protagonisti del mio capitolo preferito, l'ultimo.
L'intento del narratore, con tono indulgente ed ironico, è quello di raccontarci le loro vite come tessere di un puzzle, che solo unite l'una all'altra danno senso ad una comunità: fino al farcene sentire parte in prima persona.
Racconteremo di eventi quotidiani, ma anche di certi che superano la nostra comprensione, probabilmente perché non hanno nessuna spiegazione, gli individui spariscono, i sogni ti cambiano la vita, persone di quasi duecento anni fa sembrano farsi sentire invece di rimanersene mute e tranquille al loro posto. E naturalmente desideriamo raccontarti della notte che incombe su di noi e che trae la propria forza dalle profondità dell'universo, dal canto degli uccelli e dall'attimo estremo, saranno sicuramente tante storie, partiremo dal paese e finiremo sull'aia di una campagna del nord, ma adesso cominciamo, ecco, la felicità e la solitudine, la dignità e l'incoerenza, la vita e i sogni -sì, i sogni.
COSA NE PENSO
Quello in edicola non è stato un acquisto impulsivo: avevo infatti già letto, diversi anni fa, "Paradiso e Inferno" dello stesso Stefansson. Lo avevo trovato un romanzo molto poetico e toccante, che mi piacerebbe rileggere in futuro insieme ai due volumi che, ho scoperto, compongono con esso una sorta di trilogia.
Devo ammettere che avevo aspettative molto alte nei confronti di questo romanzo, precedente, che non è riuscito a soddisfarle pienamente. Nonostante l'indubbio talento dell'autore nella costruzione dei personaggi, nella descrizione delle debolezze umane, dei piccoli vizi di ognuno, non sono stata in questo caso sempre coinvolta da una narrazione che ogni tanto mi ha causato qualche calo di attenzione. La sua struttura è infatti suddivisa in capitoli praticamente autonomi e ricorda una raccolta di racconti, collegati dall'appartenenza alla stessa comunità; come in una raccolta di racconti alcuni capitoli sono più appassionanti di altri.
Matthias guardò Elisabet, sembrava perplesso, lanciò un'occhiata al bancone, dove si vedevano due teste, quattro occhi in tutto, si passò rapidamente la mano sui baffi, deglutì, come a catturare il respiro al volo, poi disse svelto e sottovoce: Lo sai vero che me ne sono andato soprattutto per causa tua? Elisabet non rispose, non fece che guardarlo con quei suoi occhi. Lui si girò di nuovo verso il bancone, forse volevo trovare qualcosa che fosse più grande di te, immaginavo che poi sarebbe stato più facile tornare, da te voglio dire. E? E cosa? L'hai trovato? No. Eppure sei tornato lo stesso.
Si tratta di un romanzo che comunque mi sentirei di consigliarvi, perché è ricca di descrizioni suggestive, pervasa da una vena di ironia che riesce a strappare diversi sorrisi, e vi sono anche numerosi passi del libro che ho sottolineato perché mi hanno colpita.
Ne suggerirei tuttavia la lettura in particolare a lettori motivati, magari ai più amanti della produzione di Stefansson che vogliono goderne integralmente, e agli appassionati di letteratura nordica che di certo rimarranno affascinati dall'atmosfera islandese. Non lo definirei un romanzo che tiene col fiato sospeso, bensì una lettura dal ritmo lento, rilassante: un genere di libri che ogni tanto è proprio quello che ci vuole.
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