Quante volte ho già scritto che gli espositori della biblioteca sono per me dispensatori di tesori che altrimenti dubito potrei scoprire in altro modo? Immagino che questa sia l'ennesima, ma non posso trattenermi!
Titolo: Cielo di sabbia
Autrice: Sudabeh Mohafez
Anno della prima edizione: 2004
Titolo originale: Wuestenhimmel Sternenland
Casa editrice: Keller editore
Traduttrice: Anna Ruchat
Pagine: 112
I racconti contenuti in questa raccolta dell'autrice iraniana (emigrata giovanissima in Germania) sono stati scritti originariamente in tedesco. La duplice appartenenza della scrittrice si riflette nelle ambientazioni delle sue storie, che si dividono tra l'Iran e la Germania, dando voce a personaggi immigrati in entrambi i paesi.
Della mia Berlino non parlavamo mai, a Mira non interessava, e io potevo capirlo, perché la mia Berlino era qualcosa di vago. Una cosa che non si riusciva mai a vedere bene, che si sottraeva continuamente agli sguardi, che rimaneva nebulosa. Era simile a me: poco socievole, un po' persa, bruttina, contraddittoria e piena di cicatrici.
Illustrazione di Detlef Surrey |
Sono racconti di diversa lunghezza; in particolare "Davanti al trono di Allah" che apre la raccolta è piuttosto lungo ed è anche uno dei più efficaci e coinvolgenti. Esso racconta l'Iran negli anni '70 e dà voce ad una donna iraniana di umile estrazione, che nella propria povertà possiede molto più di quanto abbiano i ricchi immigrati tedeschi ai quali pulisce la casa. Il coraggio di questa donna che corre enormi rischi per proteggere un bambino innocente mi ha sinceramente spezzato il cuore.
Nahid ha smesso da tempo di intromettersi nelle faccende dei suoi due figli più grandi. Hanno quindici e sedici anni, sono adulti. A volte si portano via del cibo, a volte un po' di soldi. A volte stanno via per qualche giorno. Nahid non ha la forza di preoccuparsi anche per loro. Quando il cibo c'è, ognuno ne riceve una parte. Quando non ce n'è ognuno riceve la sua parte di fame. È una cosa che vale per i grandi come per i piccoli, per le donne delle pulizie come per i rivoluzionari.
Gli uomini in questi racconti sono quasi sempre violenti, viscidi e molto lontani dal punto di riferimento che dovrebbero essere all'interno dei nuclei familiari. La descrizione dei rapporti tra padri e figli che l'autrice fa all'interno de "L'unica prospettiva valida" è così disturbante da avermi nauseata.
C'è spazio per molti traumi, per l'abbandono e per le sofferenze in questi racconti; c'è però anche spazio per la rinascita, per la speranza, per l'autentico amore delle protagoniste -donne forti, coraggiose nel loro fiero silenzio- per il mondo che le circonda.
Là, dove le meravigliose montagne sono così vicine che manca il respiro a guardarle, dove se ne sente a tal punto la forza che Nahid vorrebbe inchinarsi ogni volta di fronte a loro, buttarsi a terra e baciare la terra sulla quale il mattino presto gettano la loro sontuosa ombra. Se Allah avesse un trono, pensa tutte le volte, sono certa che il suo trono sarebbero queste montagne.
Keller è una casa editrice che ho già apprezzato in passato per un romanzo breve dall'accattivante titolo "L'ultimo amore di Baba Dunja", della scrittrice tedesca di origini russe Alina Bronsky; ora anche questa raccolta di racconti è un'opera che mi sento assolutamente di consigliarvi!
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