lunedì 18 novembre 2019

Vita

Il romanzo di oggi non è soltanto un romanzo: è piuttosto un percorso, romanzato, che l’autrice compie nella memoria della propria famiglia. Questo percorso viene intrapreso dalla scrittrice quando è già una donna adulta e il suo antenato -padre di suo padre, che è uno dei due protagonisti del libro che si appresta a scrivere- è ormai già morto, quindi non c’è per lei un modo di raccogliere una sua testimonianza diretta. Nasce così, tra queste pagine, la storia di Vita e di Diamante.


 

Titolo: Vita
Autrice: Melania Mazzucco
Anno della prima edizione: 2003
Casa editrice: Einaudi
Pagine:462




LA STORIA 

La storia inizia nel 1903, con una nave inglese che salpa dall'italia diretta New York. Su questa nave sono molti i membri della famiglia Mazzucco: tra loro c’è Diamante, che è un ragazzino di undici anni, accompagnato da Vita, che di anni ne ha soltanto nove. Sbarcare a Ellis Island sarà l'inizio della loro infanzia americana, e la base su cui costruiranno le loro esistenze di adulti emigrati in un paese molto lontano dal "sogno americano" nel quale riponevano le loro speranze di bambini.

COSA NE PENSO

All’epoca in cui il romanzo ha inizio, avere undici anni in Italia era molto diverso da oggi: Diamante infatti è già considerato un uomo, che può andare in America a trovare un lavoro con cui aiutare la sua famiglia che è estremamente povera - i suoi fratelli addirittura muoiono di fame. Ci ricorda forse i tanti minori non accompagnati che arrivano oggi con un barcone sulle nostre coste, sperando di diventare una risorsa per le famiglie nei loro paesi d'origine?
Ovviamente per Diamante, come oggigiorno per questi ragazzi, non sarà così facile trovare il lavoro che la sua famiglia si aspetta, anzi tutt'altro: all'inizio sarà pressoché impossibile e anche quando dopo un paio di anni in America troverà un impiego nelle ferrovie, questo sarà un lavoro fisicamente devastante, che lo lascerà con una malattia cronica e tutt’altro che ricco. Per questo nel cuore di Diamante resta soprattutto l’Italia, non tanto il sogno americano; dell’America, Diamante conserverà più che altro una grande delusione.
Poi si fece triste e disse in tono malinconico che non sarebbero mai dovuti venire. Questo era un posto bruttissimo, non era vero niente di quello che si raccontava dall'altra parte. L'unica differenza fra l'America e l'Italia erano i soldi: i soldi qui c'erano, ma non erano destinati a loro. Anzi, loro servivano proprio per farli fare a qualcun altro. Dovevano tornare subito in Italia. Lui, se avesse potuto, sarebbe partito anche adesso. Solo che non poteva. A volte è difficile tornare indietro. Dall'altra parte, tutti credevano che fosse diventato ricco.




Molto diverso è il personaggio di Vita -che, incontrato dopo la lettura della saga della Ferrante, ricorda inevitabilmente il personaggio di Lila. Entrambe le due ragazze sono di estrazione estremamente umile, ma dotate di un grande ingegno e di una grande vitalità; sebbene Vita non abbia alcuna fascinazione verso l'istruzione (a differenza di Lila), è una ragazza capace di cavarsela in ogni situazione e che incarna il sogno americano perché in America trova se stessa e trova la libertà che non avrebbe mai potuto avere nel minuscolo paesino della Sicilia dal quale proviene. 
Mentre Diamanti quindi allo scoppiare della prima guerra mondiale sta ancora sognando l’Italia, deluso dall’America dove è cresciuto, Vita si sente appartenere all’America e sarà qui che poi si realizzerà come donna.

Il romanzo della Mazzucco non è affatto lineare: abbiamo infatti dei grossi salti temporali, che a partire dal 1903 ci fanno incontrare i protagonisti una volta adulti, una volta ragazzi e poi infine di nuovo bambini, nella notte dell’inizio del viaggio verso l’America. 

Questo in qualche modo ci fa seguire il loro percorso nell'arco di un’intera vita, ma lo fa in modo discontinuo,  tanto che la più recente informazione su ciò che è stato di Vita e di Diamante il lettore la ricava più o meno verso la metà del libro. Questo andamento non è sempre semplice da seguire, e in più vi si aggiungono delle intromissioni dell’autrice che non ho trovato sempre piacevoli. Mentre infatti seguivo le vicende dei personaggi, l’intervento della scrittrice con fonti documentarie, statistiche oppure citazioni di articoli di giornali dell’epoc,a in qualche modo mi interrompeva e disturbava nella lettura, nonostante ne abbia apprezzato la capacità di conferire un maggiore realismo ai fatti raccontati.
Negli anni Quaranta, mi spiegò un giovane dottore, la maggior parte dei ricoverati erano italiani. Gli italiani erano la minoranza etnica più miserabile della città. Più miserabili degli ebrei, dei polacchi, dei rumeni e perfino dei negri. Erano negri -mi disse - che non parlavano nemmeno l'inglese.
Oltre alle vicende di Diamante, di Vita, di Agnello -che è il padre della ragazza, dei loro numerosi i cugini che si trovano come loro a New York e di altre persone che incrociano il loro cammino, all’interno del libro della Mazzucco troviamo anche la storia degli emigrati italiani negli Stati Uniti all’inizio del Novecento.
Per un'intera generazione di ragazzi l'America non fosse una meta né un sogno. Era un luogo favoloso e insieme familiare - dove si compiva, con il consenso degli adulti, un rito di passaggio, un rito di iniziazione. Altre generazioni ebbero il servizio militare, la guerra in trincea, le bande partigiane, la contestazione. I ragazzi nati negli ultimi decenni dell'Ottocento ebbero l'America.
Vi troviamo gli appartamenti fatiscenti e sovraffollati, vi troviamo la criminalità organizzata -questa mano nera di cui molto si racconta soprattutto nella prima parte del libro, che fa brillare bombe, esplodere esercizi commerciali, che giustizia le persone per strada e colpisce specialmente appunto gli emigrati italiani, gli stessi che la gestiscono. 
Troviamo anche il pregiudizio che all’epoca colpiva i nostri connazionali emigrati, come oggi le vittime sono altri emigrati in Occidente: all'epoca nessuno desiderava affittare abitazioni agli italiani, nessuno aveva fiducia nelle loro capacità e quando possibile si cercava di sfruttarli al massimo e discriminarli. Questo aspetto è estremamente interessante, proprio perché reso molto umano dalle storie vissute in prima persona da Diamante e dagli altri membri della famiglia.

Nel complesso, "Vita" è un romanzo che mi è piaciuto, sebbene abbia trovato la sua struttura qualche volta un po’ dispersiva: i salti temporali non mi sono sembrati sempre costruiti nel modo migliore e talvolta si resta disorientati. 
Rimangono inoltre nel lettore numerose curiosità riguardo le esistenze di Vita e Diamante una volta cresciuti. Veniamo a conoscenza di alcuni avvenimenti, ad esempio scopriamo che entrambi si sono sposati, che entrambi hanno dato il nome dell’altro ai loro primogeniti, ma sappiamo anche che Vita ha sposato il cugino Geremia: come questo sia successo non riusciamo ad immaginarcelo per quanto ci è stato raccontato.
Sulla porta d'ingresso c'era la targhetta con inciso il suo - il loro nome. Le venne in mente che una delle ragioni per cui aveva sposato Geremia era perché portava in dote il loro duro nome - una sorta di sasso scagliato da una fionda.
Confesso che avrei desiderato qualche risposta in più, ma considerando i tanti buchi nella ricostruzione fatta dall'autrice è accettabile che non ogni particolare sia stato raccontato. Suo padre Roberto infatti è stato un uomo piuttosto silenzioso, di conseguenza ricostruire i percorsi di vita del padre di lui, Diamante, è stata un'impresa molto difficile, che ha richiesto all’autrice anche diversi viaggi negli Stati Uniti alla ricerca di prove documentali tutt’altro che semplici da reperire.

Una perplessità mi è nata dopo aver letto che questo romanzo è stato accusato di plagio: la Mazzucco infatti avrebbe copiato interi brani da un'edizione di "Guerra e pace" di Tolstoj. Non avendo io mai letto questo classico non sono stata in grado di accorgermene, ma non sarebbe certo un punto a suo vantaggio. 
Nonostante ciò il libro è stato molto apprezzato ed ha anche vinto il Premio Strega nel 2003; anche a me è piaciuto, e lo consiglio se siete interessati al tema dell'emigrazione italiana del secolo scorso: un argomento che io trovo molto stimolante ma del quale ho letto, finora, assai poco. "Vita" è comunque un ottimo punto di partenza!

1 commento:

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