lunedì 9 dicembre 2019

Tutto quello che non ricordo

Lo scorso anno in edicola ho acquistato diversi titoli Iperborea, che uscivano con il Corriere della Sera; della serie faceva parte "Luce d'estate ed è subito notte" di cui ho scritto qui qualche tempo fa. Naturalmente sullo scaffale mi aspettano ancora parecchi titoli da leggere: questo è uno di essi.



Titolo: Tutto quello che non ricordo
Autore: Jonas Hassen Khemiri
Anno della prima edizione: 2015
Titolo originale: Allt jag inte minns
Casa editrice: Iperborea
Traduttore: Alessandro Bassini
Pagine: 324



LA STORIA

Il protagonista di questo romanzo è Samuel: figlio di madre svedese e padre arabo, nato e cresciuto a Stoccolma, di lui sappiamo sin dall’inizio che è morto in quello che potrebbe essere un incidente d’auto ma più probabilmente un suicidio.
Sulle circostanze della sua morte indaga il narratore: un giornalista anonimo, per metà svedese per metà tunisino, che ha incontrato Samuel a Berlino. È questo personaggio senza nome che raccoglie le testimonianze di chi ha conosciuto Samuel quando era in vita -il suo amico Vandad, che gli parla dal carcere, la Pantera, la sua ex fidanzata Laide, la nonna malata di Alzheimer, la madre che risponde solo via e-mail.
Racconto dopo racconto i punti di vista si alternano e ricostruiscono gli ultimi anni di vita di Samuel, alla ricerca della verità.


COSA NE PENSO

Khemiri è stato un economista, e da quando ha intrapreso la carriera letteraria è principalmente un autore teatrale: questa caratteristica si riflette nella struttura di "Tutto quello che non ricordo", costituita da un'alternanza dei punti di vista raccontati attraverso un dialogo con un personaggio -che è l'autore stesso. È lui decide di intervistarli per fare luce sull'evento centrale dell'intero libro: la morte di Samuel, sulla quale ognuno è convinto di conoscere la verità -inutile dire però che nessuna verità è identica alla precedente.
Khemiri condivide con i suoi personaggi la duplice appartenenza, il conflitto identitario che torna spesso tra le pagine: nato e cresciuto in Svezia da madre svedese e padre tunisino, conosce bene la materia che sceglie di raccontare e questo gli consente di costruire personaggi convincenti, dalla caratterizzazione molto netta, lontani dal sembrare al lettore l'uno la brutta copia dell'altro.
Potevo dire qualsiasi cosa, perché se hai un certo aspetto, nessuno osa sostenere che il tuo nome non è il tuo nome. Ma quando Samuel si presentò, gli dissi la verità. Mi preparai mentalmente alle solite domande: «Come? Vamdad? Vanbab? Van Damme? Ah, Vandad! Da dove viene questo nome? Cosa significa? Da dove vengono i tuoi genitori? Erano rifugiati politici? Tu sei nato qui? Sei tutto svedese o metà e metà? Tu ti senti svedese? Quanto ti senti svedese? Mangi la carne di maiale? A proposito, tu ti senti svedese? Potete tornare là? Sei mai tornato? Come ci si sente a tornare? Magari ti senti straniero quando sei qui e svedese quando sei là?»
Merita di essere menzionato a tal proposito il personaggio di Vandad, giovane uomo forte al punto da sembrare talvolta brutale, perseguitato da fantasmi che non confessa a nessuno. I sentimenti di Vandad sono ben nascosti sotto la superficie del cattivo ragazzo di periferia eppure sono genuini, specialmente nei confronti di Samuel con cui ha condiviso anni della sua vita. 
Quello che sto cercando di dire è che quando mi mancava Samuel era più difficile non pensare ad altre persone che non c’erano più, e quando succedeva poi non riuscivo a dormire, e quando non riuscivo a dormire ero costretto a cercare altri modi per addormentarmi, e quando non funzionava nemmeno così non riuscivo a fare un buon lavoro all’impresa di traslochi, e dopo quella volta che cominciai il turno di lavoro addormentandomi sul camion mi diedero sempre meno ore e tutto diventò un circolo vizioso da cui era difficile uscire.
Non soltanto i personaggi creati da Khemiri sono sfaccettati e molto realistici, ma altrettanto ben raccontati sono i sentimenti che li accomunano: le incertezze, le indecisioni di un'intera generazione -nella quale non ho potuto non riconoscermi- che nel precariato lavorativo fatica a crescere, che non trova il proprio posto sulla scacchiera di una società sempre più multietnica mentre loro non si sentono né carne né pesce, che spera che fuggire nella grande, arm aber sexy capitale tedesca basterà per farli sentire liberi e realizzati.
 «Dove sono tutti?» chiesi. «Sicuramente non al lavoro», disse la Pantera. «Cioè, nessuno a Berlino ha un lavoro.»
Samuel si innamora, in questo romanzo; Samuel perde la testa per Laide, un innamoramento travolgente, di quelli che tolgono l'appetito e il desiderio di fare qualunque cosa non sia essere tra le braccia del partner. Samuel e Laide si innamorano, ma sono due anime instabili, che si trascinano a vicenda in un vortice di timori, di fantasie nere, di progetti incerti, su una sorta di piano inclinato che non sembra destinato a finire bene. 
Non sapevo cosa rispondere. Mi sembrava volesse rassicurarmi, e chi non ha intenzione di tradire qualcuno non sente il bisogno di rassicurarlo.
E infatti, come sappiamo sin dalla prima pagina del romanzo, una notte l'automobile di Samuel va a schiantarsi; e c'è chi non ha dubbi sulle cause del suo gesto, chiaramente volontario, e chi invece non è affatto concorde con questa versione. 
La Pantera scuote la testa. Non lo so. Non saprei cosa risponderti. Forse si è dimenticato di sganciarla? Non si può escludere. Oppure andava così veloce che sapeva che nessuna cintura di sicurezza al mondo sarebbe riuscita a salvarlo.
"Tutto quello che non ricordo" è un romanzo ricco di domande e di questioni in sospeso, ma non aspettatevi un finale aperto (non esattamente...); aspettatevi piuttosto un romanzo che vi ricorderà con prepotenza i vostri vent'anni, la sensazione di avere tra le mani ogni possibilità, e al tempo stesso la frustrazione del sentirsi in trappola. La memoria, come si evince dal titolo, è più dello stesso Samuel la protagonista di questo libro: ed è una memoria che sfugge, che inganna ma che nonostante questo è quanto di più fondamentale sia dato agli esseri umani.
Nonostante la sua conclusione mi abbia un po' spiazzata -e non mi sia piaciuta quanto le pagine precedenti, "Tutto quello che non ricordo" è un romanzo potente, capace di risvegliare nel lettore ricordi ed emozioni sepolti dal tempo; ed è una delle letture fatte quest'anno che mi hanno colpita di più.

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