lunedì 3 febbraio 2020

La ferrovia sotterranea

Quando frequentavo l'università, la mia professoressa di Antropologia Culturale mi propose la lettura di "Amatissima" di Toni Morrison. Quel romanzo mi colpì in un modo inaspettato, ed ancora oggi è il mio riferimento in materia di letteratura sul tema della schiavitù dei neri negli Stati Uniti.
Approfondire il tema però mi interessa, ed è per questo che ho deciso di leggere un recente, pluripremiato romanzo.



Titolo: La ferrovia sotterranea
Autore: Colson Whitehead
Anno della prima edizione: 2016
Titolo originale: The Underground Railroad
Casa editrice: SUR
Traduttrice: Martina Testa
Pagine: 376



LA STORIA

Cora è una giovane donna schiava in una piantagione nel Sud degli Stati Uniti; sua madre, Mabel, è nota come l'unica schiava ad essere mai riuscita a far perdere le proprie tracce ai cacciatori di schiavi, e nessuno sa dove sia. Dopo molte violenze subite, anche Cora fuggirà dalla piantagione insieme a un altro schiavo di nome Caesar, grazie alla "ferrovia sotterranea": una vera e propria rete ferroviaria che sotto terra conduce gli schiavi fuggiaschi verso il Nord del Paese, nel tentativo di conquistare la libertà. Ma quel treno sarà solo l'inizio di una lunga, difficile e spesso drammatica avventura...

COSA NE PENSO

La "ferrovia sotterranea", così come descritta da Whitehead in questo romanzo (veri treni fatti di carrozze e vagoni che transitano su binari, lunghi tunnel sotterranei che collegano uno Stato americano all'altro), non è mai esistita. Storicamente però il concetto di "ferrovia sotterranea" non è un'invenzione, bensì indica la rete di abolizionisti che nel corso del 1800 aiutava schiavi fuggiaschi degli Stati del Sud a dirigersi a Nord per guadagnarsi la libertà, sostendoli attraverso itinerari segreti, luoghi sicuri, sostegno elargito sotto forma di cibo o di denaro.
A partire da un ricordo d'infanzia, quando il termine di "ferrovia sotteranea" evocò nella mente di Whitehead un'immagine vivida e concreta, l'autore dà così vita ad un vero e proprio sistema ferroviario che attraversa gli Stati Uniti e grazie alla quale gli schiavi nel Sud sperano di ottenere una vita finalmente libera.
A un certo punto le bambine fecero per salire in soffitta, ma poi ci ripensarono dopo una discussione sulle abitudini e le usanze dei fantasmi. In effetti in casa un fantasma c'era, che però con le catene, da far sferragliare o meno, aveva chiuso.
Quello di Whitehead è un romanzo molto ricco; descrive infatti in modo piuttosto dettagliato le condizioni di vita degli schiavi delle piantagioni di cotone (Cora infatti vi è nata, così come sua madre Mabel; era stata sua nonna ad essere rapita dall'Africa e ridotta in schiavitù nel continente americano), le terribili violenze a cui vengono sottoposti, come milioni di esseri umani venissero considerati pura e semplice merce.
Dalla fuga di Cora e Caesar in poi, tuttavia, l'aspetto descrittivo e psicologico diminuisce; mentre nella prima parte del romanzo viene spontaneo provare empatia per la protagonista, l'attenzione si sposta poi sul suo rocambolesco tentativo di sfuggire al cacciatore di schiavi che la insegue senza sosta -ricorda infatti ancora molto bene sua madre Mabel, l'unica schiava che non sia mai stata ritrovata.
Cora diede tre calci in faccia a Ridgeway con le sue scarpe di legno nuove. Pensò: Visto che il mondo non muove un dito per punire i malvagi. Nessuno la fermò. In seguito disse che erano stati tre calci per tre persone uccise, e raccontò di Lovey, Caesar e Jasper per farli rivivere ancora per un attimo nelle sue parole. Ma non era vero. I calci erano stati tutti per lei.
Whitehead ci descrive una peregrinazione attraverso diversi Stati, una Carolina del Sud distopica dove sulla popolazione nera vengono messi in atto esperimenti scientifici e sterilizzazioni forzate (molto simili a quelle davvero attuate nei campi di sterminio nazisti) nascosti dietro la facciata di possibilità che viene loro offerta.
Lei dormì male. Negli ottanta letti a castello le donne russavano e si muovevano sotto le lenzuola. Erano andate a letto credendosi libere dal controllo e dagli ordini dei bianchi. Credendo di essere padrone della propria vita. Ma venivano ancora raggruppate e addomesticate. Non pura merce come prima, ma bestiame: da allevare, da sterilizzare. Da chiudere in dormitori che sembravano stie per i polli o conigliere.
Molta importanza viene data da Whitehead alle ambientazioni, a ciò che circonda Cora, a ciò che avviene attorno a lei e la coinvolge talvolta totalmente, talvolta soltanto in parte. Ci sono bianchi che sostengono la sua causa, bianchi a cui non importa nulla, bianchi che invece sono convinti dell'inferiorità di quelli come lei.
Cora in tutto questo però sembra ricoprire un ruolo di secondo piano, e questo è l'aspetto che ho meno apprezzato in un romanzo che mi aspettavo avrebbe toccato delle corde intime e profonde, mentre invece rimane piuttosto in superficie
Il personaggio meglio caratterizzato è Mabel, la madre di Cora, e soprattutto il mistero che ruota attorno alla sua sparizione: mentre gli schiavi fuggiaschi vengono catturati e seviziati pubblicamente prima di essere uccisi (come monito per gli altri schiavi, e come spettacolo di intrattenimento per gli schiavisti), Mabel è l'unica di cui nessuno ha saputo più nulla. E nessuno tranne il lettore saprà davvero quale è stato il suo destino, in un artificio davvero ben costruito.
Ci sono inoltre tra i lati positivi del romanzo interessanti riflessioni sul ruolo degli schiavi neri e dei loro discendenti negli Stati Uniti, sul ruolo che essi hanno dovuto ricoprire all'interno della società e sulle difficoltà che il Paese (diviso sulla questione dell'abolizionismo) ha dovuto affrontare. L'aspetto storico non è mai didascalico nel romanzo di Whitehead, ma viene percepito nel contesto in modo molto efficace.
Agli irlandesi e ai tedeschi dava fastidio fare quel lavoro da negri, o la sicurezza del compenso cancellava il disonore? Tra i filari di piante i bianchi senza un soldo erano subentrati ai neri senza un soldo, solo che alla fine della settimana i bianchi un po' di soldi ce li avevano. A differenza dei loro simili dalla pelle più scura, potevano estinguere il loro contratto grazie al salario accumulato e cominciare una nuova vita.
Insignito del prestigiosio premio National Book Award e del Premio Pulitzer, senza ombra di dubbio "La ferrovia sotterranea" è un romanzo ben scritto; che però ha soddisfatto solo parzialmente le mie aspettative per via del suo risvolto da romanzo d'azione e avventura.
Se quindi siete interessati alla tematica della schiavitù negli Stati Uniti e siete indecisi sul titolo dal quale cominciare... vi consiglio di leggere "Amatissima" di Toni Morrison!

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