Uno degli aspetti che apprezzo sempre di più nelle mie letture, oltre naturalmente alla qualità delle storie che sanno raccontarmi, è l'opportunità di imparare qualcosa tra le loro pagine: conoscere personaggi storici di cui non avevo mai sentito parlare, o eventi che non sono rientrati nei programmi scolastici. Come è capitato con questo fumetto che ho trovato in edicola in occasione del Giorno della Memoria.
Titolo: Jan Karski. L'uomo che scoprì l'Olocausto
Autori: Marco Rizzo, Lelio Bonaccorso
Anno della prima edizione: 2014
Casa editrice: Rizzoli
Pagine: 142
Avevo già letto un'opera di Rizzo e Bonaccorso lo scorso anno, "Salvezza", di cui avevo scritto qui: il resoconto della loro esperienza a bordo di una nave ONG impegnata a soccorrere i migranti del Mediterraneo.
Sempre tutt'altro che immaginaria è anche quest'opera dedicata a Jan Karski, militare polacco il cui vero nome era Jan Kozielewski, uomo dalla vita estremamente avventurosa che nel corso della Seconda Guerra Mondiale entrò a far parte della resistenza polacca contro il nazismo.
Numerose volte arrestato ed ogni volta riottenuta la libertà, dal 1942 in poi Jan fu incaricato di raccogliere informazioni all'interno del ghetto di Varsavia e poi dai campi di concentramento, per poi riferire al governo inglese e statunitense -che tuttavia scelsero di non credergli.
Rizzo e Bonaccorso hanno per necessità semplificato le vicende di cui Jan è stato protagonista nel corso degli anni: per esempio il memorabile personaggio della sua amata, Joanna, è in realtà l'unione tra le donne che ha incontrato nelle sue avventure.
Per essere tuttavia fedeli al personaggio storico che raccontavano hanno utilizzato il più possibile le parole dello stesso Jan, prese dai suoi diari ed inserite nei balloon della sua rappresentazione a fumetti; anche il momento di maggiore intensità dell'opera, quello in cui Jan si trova nel ghetto di Varsavia prima e nel campo di concentramento poi, sono le parole di Jan a raccontare gli orrori ai quali si trova ad assistere.
Degne di nota sono le tavole attraverso cui Rizzo e Bonaccorso rappresentano la vita di Jan: colorate sui toni del grigio e del marrone, dove l'unica tinta luminosa è il bianco della neve che non trasmette positività ma una sensazione di gelo, di precarietà, sono perfette per comunicare il dolore che circonda Jan, le sofferenze a cui assiste a cui lui stesso è sottoposto ogni volta in cui si trova prigioniero oppure la sua testimonianza non viene creduta.
Di certo ci sarebbe ancora molto da scoprire su Jan Kozielewski, e sono gli stessi autori del fumetto a suggerirci nella postfazione all'opera di approfondire la sua figura leggendo i testi a cui loro stessi hanno fatto riferimento; ho trovato facilmente reperibile il testo autobiografico di Karski intitolato "La mia testimonianza davanti al mondo", che potrebbe fare al caso vostro se voleste saperne di più.
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