lunedì 25 maggio 2020

Tony Nessuno

Ci sono romanzi che acquistiamo perché ne leggiamo meraviglie nelle recensioni altrui, poi li lasciamo lì, in attesa del loro momento. È ciò che è capitato a "Tony Nessuno", che è rimasto nella mia libreria per quasi due anni prima di essere letto: ma quando ho sentito il suo richiamo è stata poi una splendida sorpresa.



Titolo: Tony Nessuno
Autore: Andrès Montero
Anno della prima edizione: 2018
Casa editrice: Edicola Ediciones
Traduttrice: Giulia Zavagna
Pagine: 168




LA STORIA

Javrila cresce nel Grande Circo Garmendia, un circo familiare cileno, dopo essere stata abbandonata. È al circo che un giorno si presenta un uomo arabo che ha con sé un bambino e un misterioso libro in due volumi: "Le mille e una notte". Quando l'arabo se ne va, si lascia dietro i libri e anche il bambino, sparendo nel nulla come dal nulla è arrivato.  
Javrila sa leggere e così le storie de "Le mille e una notte" diventano il suo numero negli spettacoli del circo, capaci di ammaliare centinaia di spettatori; nel frattempo il bambino cresce, ed è un bambino a dir poco atipico, convinto di far parte delle storie che Javrila racconta: perché in fondo chi può dire cosa sia vero, e cosa sia illusione?


COSA NE PENSO

"Tony Nessuno" è prima di tutto un romanzo sul potere del racconto: sono "Le mille e una notte" che l'arabo ha lasciato al circo a guidare la narrazione, storia dopo storia, pagina dopo pagina, verso una conclusione sulla quale pare gravi una maledizione.
E disse che la ragione per cui doveva disfarsi dei libri non era facile da spiegare, che forse ci sarebbe sembrata un’idiozia, ma c’era una leggenda, una maledizione del diciottesimo secolo, diffusa in Francia probabilmente, una credenza popolare e insignificante, una storia da impostori d’altri tempi alla quale era meglio non prestare la minima attenzione, che probabilmente non aveva alcun valore, era solo una vecchia storia, eppure chi poteva dirlo, lo vedevamo anche noi che i libri erano così antichi, così curiosi quei loro racconti, che chi poteva dirlo, che lo scusassimo per la sua ignoranza, per la sua superstizione, ma lui temeva quella leggenda, temeva quella maledizione come nient’altro al mondo, la leggenda secondo la quale chi avesse voluto leggere tutti i racconti delle Mille e una notte sarebbe morto nell’impresa.
In "Tony Nessuno" il lettore è in bilico, come i protagonisti, tra ciò che è vero e ciò che è immaginario; è il circo ad essere finzione, o lo è la vita al di fuori di esso? Potrebbero dunque essere reali le leggende e le maledizioni, così come lo sono i pagliacci e i trapezisti quando salgono sul palco, sospendendo tutto il resto come in un grande incantesimo.
 “Quando facciamo cadere il tendone, uccidiamo l’illusione” dissi un giorno a Tony Mirtillo, già più adulta, mentre la tela cadeva e il vento ci fustigava. “Quando facciamo cadere il tendone, uccidiamo la verità,” mi corresse malinconico.

Nonostante l'atmosfera onirica di cui è intriso, "Tony Nessuno" è però anche un romanzo profondamente concreto, che dà voce ai corpi, alle violenze che Javrila subisce senza potersi ribellare, all'emarginazione che cala sul bambino senza nome abbandonato al Grande Circo Garmendia perché ha ben poco dei comuni bambini e non è capace di farsi accettare. Non è tutto perfetto dietro i tendoni del circo, le storie non sono soltanto a lieto fine ma raccontano anche il male che alberga nell'animo umano, gli istinti impossibili da reprimere, le attrazioni e i giochi di potere, così come il re Sharyar ne "Le mille e una notte" ha ucciso tante giovani donne prima di incontrare Sharazad.
Un altro punto a favore di questo romanzo è la caratterizzazione dei personaggi, specialmente del bambino che dà il titolo all'opera: se la protagonista e narratrice è impossibile da dimenticare, lo è ancora di più il piccolo Sharyar, tenero quanto imperscrutabile, difficile da collocare sia tra i personaggi positivi sia tra quelli negativi, perché i dubbi sul suo conto non si chiariscono se non sul finale. 
Disse che a quel bambino sconosciuto poteva stare bene solo il nome di Tony Nessuno. Non si sentì nemmeno una risata perché il Mora non lo disse per scherzo, e perché tutti sapevano che aveva ragione, che quel bambino non era nessuno e a nessuno faceva simpatia perché non sembrava un bambino e perché era strano e perché sembrava che dentro di lui non abitasse nessuno, e soprattutto perché non era un Garmendia come tutti noi. Quindi ci limitammo ad annuire in silenzio e a rimuginare sul nome atroce di Tony Nessuno.

"Tony Nessuno" è un libro magico, dalle atmosfere fiabesche: ambientato in un circo itinerante che pare sospeso nel tempo, narrato in prima persona dalla protagonista che mette in ordine i propri ricordi, dall'infanzia all'adolescenza, cattura il lettore come la voce di Sharazad ha intrappolato il re salvandole la vita notte dopo notte, e così mentre leggiamo speriamo di guadagnarci la salvezza, speriamo che saranno salvi Javrila e Tony Nessuno, anche se in cuor nostro sappiamo che non sarà possibile. 
 “Si nasce e si muore nel circo, ma il circo non nasce né muore. Il circo è infinito. Il circo ti intrappola e non ti lascia andare, ma noi siamo felici così. Chi se ne va non lo fa perché vuole andarsene. Se ne va perché il circo lo allontana. E chi arriva non lo fa perché vuole farlo. Arriva perché è nato nel circo e se l’è dimenticato.”
È stata per me la prima esperienza di lettura ambientata in un circo, e credo che sia stata un'ottima lettura propedeutica per Le mille e una notte, mia aspirazione letteraria da diverso tempo. La consiglio a tutti quelli che come me sono attratti dal grande classico, perché non potrà che motivarvi di più ad affrontarlo; ma anche a tutti coloro che sono incuriositi dalle atmosfere incantate, dai circhi e dalla narrazione nel senso più puro del termine: non potrà che entusiasmarvi quanto ha entusiasmato me. 

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