David Grossman è uno dei miei autori del cuore, forse il mio preferito in assoluto. Ho letto gran parte della sua produzione -del più recente romanzo vi ho parlato qui; ho intenzione di recuperare anche i pochi volumi che ancora mi mancano, e anche di rileggerne alcuni altri.
Titolo: Caduto fuori dal tempo
Autore: David Grossman
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: Nofel michutz lezman
Casa editrice: Mondadori
Traduttrice: Alessandra Shomroni
Pagine: 183
Dieci personaggi popolano queste pagine, nessuno di loro ha un nome proprio: tutti hanno perso i propri figli, bambini di pochi mesi, di pochi anni oppure giovani adulti. Ci sono un Centauro che si ostina a scrivere ed è impossibilitato ad allontanarsi dalla sua scrivania, il Duca del paese e sua moglie, una donna in cima ad una torre campanaria ed una avviluppata da reti da pesca, una levatrice, un ciabattino, un maestro di matematica, e il protagonista, l’uomo che cammina.
È lui che un giorno decide di lasciare la sua casa e mettersi in marcia finché non raggiungerà un luogo dove incontrare suo figlio, che è morto ragazzo, da soldato in un conflitto armato.
chi muore in guerra è chiamato “caduto”. E tu sei così: sei caduto fuori dal tempo, il tempo in cui mi trovo io ti scorre davanti.
In ognuno dei personaggi, le cui voci sembrano comporre il coro di una tragedia classica, c’è qualcosa di David Grossman. La somiglianza più evidente è senz’altro quella tra l’autore e l’uomo che cammina, perché il figlio dell’autore, come il figlio del personaggio, è morto in guerra: nel 2006, nel conflitto israeliano-libanese.
È per elaborare questo lutto che Grossman scrive “Caduto fuori dal tempo”, e lo scrive alternando alla prosa la poesia: perché “la poesia è la lingua del mio dolore”, come ha dichiarato in numerose interviste. E gli riesce benissimo, la poesia come la prosa: con pochissime parole, con frasi spezzate, tutto il significato arriva dritto al cuore, asciutto e privo di abbellimenti come si addice al contenuto di quest’opera.
In capo al mondo andrei con te, lo lo sai. Ma tu non vai da lui, tu vai altrove, e laggiù non verrò, non posso. Non verrò. È più facile andare che restare.
“Caduto fuori dal tempo” è un romanzo doloroso, uno tra i più dolorosi che abbia mai letto. È intriso di sofferenza, pagina dopo pagina la si respira, al punto che nonostante la sua brevità questa lettura mi ha richiesto diverso tempo per essere portata a termine. L’uomo che cammina e gli uomini e le donne che si uniscono al suo cammino soffrono terribilmente, intrappolati nel loro lutto, nella perdita che ha segnato per sempre le loro vite. Nonostante quel percorso serva proprio per elaborare quel dramma, per poter tornare con la mente ai ricordi senza sentirsi andare in pezzi e poter continuare a vivere in qualche modo, non è sollievo quello che trasmettono, né leggerezza: è dolore nella sua forma più pura, per me inimmaginabile.
Gemono, cadono, si rialzano, si aggrappano gli uni agli altri, sostengono i dormienti, cadono loro stessi in preda al sonno, di notte, di giorno, girano intorno alla città, infaticabili, con la pioggia e il freddo o sotto un sole rovente. Chissà fino a quando cammineranno e cosa accadrà quando si riscuoteranno dalla loro follia.
Non vi consiglio di avvicinarvi a “Caduto fuori dal tempo” a cuor leggero, improvvisando: forse è un romanzo che saprà essere di grande aiuto nel superare una tragedia come la perdita di un figlio, ma al tempo stesso è anche una lettura intensa, emotivamente molto impegnativa, che mette il lettore a dura prova.
È stata una lettura difficile, sì: ma anche bellissima, e terribile, e significativa. È stato un incontro faccia a faccia con gli aspetti più dolorosi dell’esistenza, ma anche con un’opera che mette a nudo il suo autore come mai prima (ce n’era un accenno ne “A un cerbiatto somiglia il mio amore”, dove per esorcizzare la paura di perdere Uri partito nell’esercito faceva compiere un viaggio ad una madre, per evitarle di apprendere della morte del figlio): quel soprannome, quell’Ui bambino che viene ricordato tra le pagine, quei mucchi di giocattoli e vestiti e zainetti e ricordi, è stato un po’ come entrare nella sua casa, nella sua mente.
Sappiate a cosa andate incontro prima di leggere “Caduto fuori dal tempo”, dunque: ma una volta che vi sentirete pronti, leggetelo: perché è un’opera letteraria ed umana di enorme valore.
Nessun commento:
Posta un commento