L’Olocausto raccontato ai bambini: non è un tema semplice da trattare in modo non traumatico, e anche gli adulti non sono sempre a proprio agio ad accostarsi all’argomento. Forse l’opera più popolare in questo senso è il celeberrimo Diario scritto dalla giovanissima Anne Frank prima della sua deportazione: una testimonianza preziosissima -l’unica difficoltà che personalmente incontro è quella di decidere l’edizione più adeguata, esistendo diverse versioni del Diario, tradotte e pubblicate in tempi diversi.
Titolo: Presto torneremo a casa
Autori: Jessica Bab Bonde (testi), Peter Bergting (illustrazioni)
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: Vi kommer snart hem igen
Casa editrice: Einaudi
Traduttrice: Alessandra Albertari
Pagine: 95
“Presto torneremo a casa” è un fumetto che si propone di raccontare l’Olocausto ai bambini, e lo fa proprio dal punto di vista dei bambini. È organizzato in modo chiaro e preciso: si apre con una mappa dell’Europa all’epoca nazista sulla quale sono indicati chiaramente i nomi delle città citate nel volume e i campi di concentramento e di sterminio a cui erano destinate le vittime delle deportazioni. In chiusura vi sono poi una cronologia della Seconda Guerra Mondiale e un glossario dei termini più complessi adoperati nelle storie: questo aspetto lo rende a mio parere un testo molto adatto anche ad un’attività didattica.
Passiamo però alla storia, che come sapete è l’aspetto che mi preme sempre di più. Qui le storie sono sei, e sono raccontate in prima persona dai loro protagonisti: Tobias, Livia, Selma, Susanna, Emerich ed Elisabeth. Provenienti dalla Polonia, dall’Ungheria e dalla Romania, i sei erano bambini o preadolescenti quando la guerra e l’antisemitismo sconvolsero le loro vite. Furono costretti alla vita nei ghetti, ai treni merci, ai campi di concentramento; persero le persone che amavano, furono strappati alla loro infanzia e a tutto ciò che avevano conosciuto fino a quel momento.
Tobias, Livia, Selma, Susanna, Emerich ed Elisabeth (gli ultimi due sono fratelli) sono sopravvissuti, e per questo raccontano in prima persona le loro esperienze. Lo fanno in tavole crude, che mostrano l’orrore del Nazismo senza proteggere eccessivamente il lettore: sono convinta che sia giusto, perché è necessario conoscere certe mostruosità, sarebbe sbagliato addolcirle.
Le illustrazioni in “Presto torneremo a casa” sono davvero potenti, i colori cupi sui toni del grigio che rappresentano le scene nei ghetti e nei campi di concentramento e sterminio contrastano con quelli più vivaci che accompagnavano la loro vita di bambini liberi. Dolcissimi sono i ritratti che chiudono le storie, con poche righe a raccontare cosa ne è stato dei sei protagonisti dopo le terribili esperienze vissute: tutti sono entrati in Svezia come rifugiati e qui per un motivo o per l’altro sono rimasti, testimoni per le nuove generazioni.
“Presto torneremo a casa” è infatti un progetto svedese, e la sua autrice ne illustra chiaramente le motivazioni nel prologo: troppe persone sono state indifferenti, troppe persone hanno voltato la testa dall’altra parte nella prima metà del Novecento, permettendo al Nazismo di prendere piede e permettendo che l’Olocausto avvenisse. Anche oggi troppe persone scelgono di voltare la testa, di essere indifferenti davanti alla sofferenza altrui: lo scopo di “Presto torneremo a casa” è fare sì che questo non accada, e spingere i più giovani a mettersi nei panni degli altri, per imparare che non è mai troppo presto per difendere ciò che è giusto.
Nonostante sia espressamente pensato per un pubblico di lettori in età da scuola media inferiore, da lettrice adulta ho apprezzato moltissimo questo fumetto: sia perché il tema mi interessa sempre molto, sia perché l’aspetto grafico dell’opera è davvero riuscito ed emoziona quanto le parole dei protagonisti. Immedesimarsi in loro è assolutamente spontaneo, e le loro voci sono quelle di bambini autentici, rappresentati in modo credibile e non filtrati e rivisitati dalla lente di uno sguardo adulto.In sostanza… vi consiglio assolutamente di leggerlo!
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