lunedì 8 febbraio 2021

La lettrice testarda

Ci sono letterature di cui viene tradotto molto poco e ciò che ci arriva è prevalentemente pensato per un ampio pubblico. Un tentativo in questo senso è "La lettrice testarda", il cui titolo è in realtà piuttosto fuorviante: attraverso di esso, come spesso capita, la casa editrice ha cercato di renderlo interessante per il pubblico di lettori che si sa amano i cosiddetti "books on books", ovvero libri che parlano di libri. Va considerato infatti che il titolo originale non è quello che è stato scelto in traduzione, e questa scelta è stata fatta evidentemente proprio per ragioni di marketing!


Titolo: La lettrice testarda
Autrice: Amy Witting
Anno della prima edizione: 1989
Titolo originale: I for Isobel
Casa editrice: Garzanti
Traduttrice: Katia Bagnoli
Pagine: 165


LA STORIA

La protagonista di questa storia è Isobel, che incontriamo bambina nel primo capitolo del romanzo e giovane donna diciottenne che accompagneremo per un anno nei successivi. Isobel è una bambina che ama leggere, una lettrice appunto, come dice il titolo; ma è anche una bambina non amata da una madre fredda, una donna crudele che la confronta continuamente alla sorella e la sminuisce in qualunque cosa Isobel faccia. Una volta cresciuta questa mancanza di amore e di comprensione accompagnano Isobel, che continua a credersi una ragazza indesiderabile e cattiva senza accorgersi invece delle proprie buone qualità. 

COSA NE PENSO

"La lettrice testarda", ambientato nella Sydney degli anni '80, è un romanzo di formazione che parte dall’infanzia e arriva all'età adulta della protagonista. Il capitolo iniziale, quello dedicato all’infanzia, è forse il più riuscito: il lettore si trova immediatamente immerso nella storia, davanti ad una situazione familiare tutt’altro che rosea, grazie alla penna della scrittrice capace di indagare i rapporti familiari senza tralasciarne gli aspetti più scomodi. Questo primo capitolo è anche quello più coinvolgente, perché è impossibile non essere inteneriti da Isobel e provare compassione per lei, che è soltanto una bambina senza alcuna colpa e si ritrova ad avere a che fare con una madre che nessuno vorrebbe avere, una madre che naturalmente non le permette di formare in modo sereno la propria personalità.

Vide che la rabbia della madre era un animale vivo che la tormentava, e che lei, Isobel, rappresentava uno sfogo che le procurava sollievo; il fatto che non reagisse era una tortura.

 C’è poi un salto temporale di una decina di anni dopo il quale Isobel, ormai cresciuta, deve trovare il proprio posto nel mondo e, senza nessuno a sostenerla, lavora come impiegata in un ufficio di spedizioni e alloggia in una pensione. La sua vita sociale è scarna, composta dalle sue colleghe, dagli altri pensionati e poi da un gruppo di giovani che incontra in un caffè il sabato mattina, dove si reca a leggere i suoi libri -poiché la passione per la lettura non la ha mai abbandonata.

Frequentare l’istituto commerciale le aveva fatto conoscere il piacere di mangiare fuori. Di sedersi al caffè a mangiare fish and chips, con il libro aperto accanto al piatto, e leggere a proprio agio, senza nessuno che badasse a lei, sentendosi, per la prima volta da tempo immemorabile, davvero a casa.

Più di metà del romanzo non è esattamente avvincente: racconta sì di un personaggio che suscita la nostra comprensione, perché è molto sola e smarrita, però d'altra parte non è certo piena di sorprese. Anche l'aspetto della letteratura è sì presente, ma spesso marginale: Isobel si confronta con gli altri ragazzi del caffè sui libri che leggono (anche perché loro sono, a differenza di lei, studenti universitari) ma a parte qualche accenno a Dostoevsky, George Eliot e alcuni libri di poesie la lettura e la letteratura non sono componenti predominanti del romanzo. 

Un aspetto però sicuramente degno di nota è la scrittura di Amy Witting, un’autrice che in patria sembra essere piuttosto apprezzata: l'ho  trovata una bravissima scrittrice, dallo stile molto scorrevole, capace di tratteggiare in poche parole i personaggi e rendere interessante anche una storia che di coinvolgente ha ben poco. Ho poi scoperto che questo libro fa in realtà parte di una serie in patria, e avrebbe un seguito:   perciò giudicare la storia come a sé stante è forse anche un po’ prematuro -non so se però Garzanti abbia intenzione di pubblicare anche il seguito, che a me piacerebbe leggere per dare una conclusione alle vicende di Isobel. 

Personalmente avevo ricevuto questo libro in regalo, e devo ammettere che probabilmente da sola non l’avrei acquistato.  Sono però molto contenta di aver portato a termine la lettura e di aver approfondito la letteratura australiana, della quale in questi mesi ho per la prima volta letto alcuni testi. Il mio consiglio per voi è quello di non farvi ammaliare dal titolo in copertina, e non aspettarvi quindi un romanzo incentrato su biblioteche, librerie e testi fondamentali; avvicinatevi invece a "La lettrice testarda" soltanto se siete alla ricerca di un romanzo di formazione di una giovane donna di fine anni '80!

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