lunedì 26 luglio 2021

Sedici parole

"Sedici parole" l’ho ricevuto in regalo dopo averlo visto per diverso tempo nei circuiti dei lettori online; poi a sorpresa mi è stato donato da mia madre.


Titolo: Sedici parole
Autrice: Nava Ebrahimi
Anno della prima edizione:
Titolo originale: Sechzehn Wörter
Casa editrice: Keller
Traduttrice: Angela Lorenzini
Pagine: 336


LA STORIA

Di madri, di donne e di rapporti familiari parla "Sedici parole", della scrittrice Nava Ebrahimi, di origine iraniana ma emigrata in Germania, elemento che condivide con la giovane protagonista Mona. Il romanzo si apre con un lutto, e con la necessità per madre e figlia di recarsi in Iran al funerale della nonna appena scomparsa.

COSA NE PENSO

Il viaggio diventa il pretesto per numerose riflessioni: Mona infatti non è sposata, non ha figli ed intrattiene relazioni delle quali non è completamente convinta sia in Germania sia in Iran. È una ragazza in divenire, nonostante tutti nella sua patria d’origine le ripetano continuamente che dovrebbe sistemarsi, perché ormai è arrivato il momento, mentre per Mona il momento non pare essere arrivato -per me è stato molto facile identificarmi con lei. 

Il lettore segue Mona insieme a sua madre, di appena di quattordici anni più vecchia di lei, in un viaggio attraverso l'Iran dalla casa della nonna a diversi luoghi di interesse che per il lettore è molto interessante scoprire -io per esempio non ne avevo mai sentito parlare.

I romanzi "on the road" non sono propriamente il mio genere, ed in effetti alcune parti di questo romanzo mi sono sembrate un parentesi meno appassionanti di altre. Tuttavia "Sedici parole", che struttura i propri capitoli proprio aprendoli con una parola della lingua persiana fondamentale nel dizionario emotivo della narratrice, è una sorta di romanzo di formazione di una persona adulta: perché in fondo chi stabilisce quando sia obbligatorio smettere di crescere?

Gli uomini non hanno un grande peso in questo romanzo, o meglio non è data loro una propria voce. Sappiamo del padre che è scomparso dopo essere stato incarcerato in Iran perché comunista, e poi a sua volta è emigrato in Germania; conosciamo due giovani iraniani di cui uno, incurante del proprio matrimonio, è In procinto di emigrare negli Stati Uniti, e un giovane fotografo tedesco del quale non scopriamo poi granché -sembra la protagonista stessa a non essere davvero interessata a saperne di più. Nonostante quindi le presenze maschili mi sento di considerare "Sedici parole" un vero e proprio romanzo di donne, e se mi conoscete sapete che questo per me non è affatto un difetto.

Anche la costruzione della storia è interessante: contiene infatti un colpo di scena impossibile da prevedere in una storia di questo genere, che naturalmente non posso svelarvi, ma che è in grado di rovesciare i rapporti tra le donne di questo romanzo.

Nel complesso gli aspetti che ho trovato più interessanti sono stati quelli relativi alla cultura persiana e all’aspetto della doppia appartenenza di coloro che sono emigrati in giovane età e che forse per questo faticano a trovare il proprio posto nel mondo, sia in un paese sia nell’altro. Mona è una voce narrante assolutamente convincente e credibile, che sembra davvero di avere davanti agli occhi mentre ne leggiamo le parole, e questo è un altro elemento per il quale vi consiglio la lettura di "Sedici parole", che per me è stata originale e sorprendente. 

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