giovedì 13 ottobre 2022

Ragazzo negro

Ho acquistato la mia copia di "Ragazzo negro" di Richard Wright ad un mercatino al prezzo di un euro soltanto, in un’edizione economica Mondadori degli anni 60 che si è rivelata poi contenere una storia davvero interessante.


Titolo: Ragazzo negro
Autore: Richard Wright
Anno della prima edizione: 1945
Titolo originale: Black Boy
Casa editrice: Mondadori
Traduttore: Bruno Fonzi
Pagine: 328


Si tratta non di un romanzo, bensì dell’autobiografia dell’autore, nato nel Sud degli Stati Uniti all’inizio del '900. Da bambino si scontra dunque con la segregazione razziale, il razzismo e la povertà, accompagnata da una fame che lo perseguiterà per decenni. Seguiamo la formazione di Richard, inevitabilmente frammentaria per via dei problemi familiari che lo trascinano da uno stato all’altro, senza permettergli di frequentare mai un anno intero di scuola mentre cerca di guadagnarsi da vivere sin da giovanissimo, con un lavoro spesso degradante dopo l’altro. 

Lo seguiamo qui fino alla fine degli anni '20, quando, giovane uomo, riesce finalmente a mettere da parte abbastanza denaro per trasferirsi a Chicago, verso quel Nord dove crede e spera i neri avranno maggiori possibilità e godranno di maggior rispetto. 

I rapporti razziali sono senza dubbio l’argomento più interessante di quest’opera, che racconta gli Stati Uniti di circa un secolo fa dove il colore della pelle condannava all’emarginazione e all’essere vittime di ogni genere di sorprese di sopruso e violenza. Richard, che ha sempre dato la propria condizione per scontata, prende a poco a poco coscienza di quanto sia ingiusta, e anche attraverso la lettura comprende l’importanza della dignità che i bianchi non sono disposti a riconoscergli. 

Siamo negli Stati Uniti del Sud, dei linciaggi, del Ku Kux Klan, della polizia che non interviene quando è una donna nera a venire violentata o picchiata, il Sud dove ribellarsi è impossibile perché ogni rivolta sarebbe pagata con la vita. 

L'opera di Wright, non recentissima, ha il grande pregio di farci riflettere sulle somiglianze tra la società statunitense dell'epoca e quella di oggi -dove sarebbe ingiustificabile negare che il razzismo sia ancora un grave problema per gli afroamericani. Di qualche decennio precedente all'opera della mia amata Toni Morrison, Wright è uno scrittore che mi ha molto incuriosita, e la cui attualità si denota anche nel fatto che di recente dal suo primo romanzo "Native Son" sia stato tratto un film distribuito anche in Italia.

La scrittura di Wright è lucida e analitica, solo in qualche passaggio si permette un tono più poetico;  il racconto di molti episodi quotidiani talvolta rallenta il ritmo di lettura, ma le sue riflessioni sono davvero molto stimolanti.

In conclusione credo proprio di aver scoperto un autore del Novecento che merita di essere recuperato, e che vi consiglio! 
Qual è l'ultimo testo di letteratura afroamericana che avete letto?

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