martedì 4 ottobre 2022

Via dei ladri

Mathias Enard, pluripremiato autore francese, scrive "Via dei ladri" nel 2012: si tratta di un romanzo di formazione in piena regola, che ha per protagonista Lakhdar, un giovane marocchino che nella città di Tangeri si invaghisce della propria cugina e osserva, mentre legge gialli francesi, i traghetti che navigano verso la Spagna.


Titolo: Via dei ladri
Autore: Mathias Enard
Anno della prima edizione: 2012
Titolo originale: 
Casa editrice: Rizzoli
Traduttrice: Yasmina Melaouah
Pagine: 301


Enard racconta le Primavere Arabe e la Spagna degli Indignados in un viaggio che porta Lakhdar da Tangeri ad Algeciras, da Algeciras a Barcellona: Lakhdar viaggia come viaggia Ibn Battuta, l'esploratore che lo accompagna nella letteratura (sono una costante, i libri, per Lakhdar, salvifici come null'altro), e come viaggia Bassam, amico d'infanzia, che lo aiuta e al tempo stesso prende strade così distanti dalle sue, al punto da preoccuparlo.

Ci sono attentati tra queste pagine, c'è lo struggimento per una giovane donna spagnola, c'è la malattia e c'è la morte: quella di chi abortisce illegalmente, quella di chi si avvelena pur di non sopravvivere un giorno di più tra i cadaveri che lo circondano. C'è la stasi di una nave ferma in porto, e c'è il viaggio di Lakhdar, poco pianificato, deciso dal destino; l'umanità è come un branco di cani randagi, che a volte si scaldano nella notte dormendo vicini, altre volte lottano per un brandello di cibo, disposti a tutto.

La scrittura di Enard, in prima persona, è immersiva e poetica, talvolta quasi un flusso di coscienza nelle riflessioni di Lakhdar sull'Europa al tracollo che lo circonda, non tanto diversa poi dall'Africa da cui proviene. "Via dei ladri" è un romanzo attualissimo, che racconta lo spaesamento, le migrazioni, la clandestinità, le rivoluzioni che sembrano vane o sprecate: un libro che mi ha conquistata, in cui un autore francese racconta in modo credibile e approfondito un protagonista marocchino (su Goodreads sono positivi i pareri in tal senso proprio dei lettori arabi, anche perché Enard conosce l'arabo che spesso qui cita, e nel mondo arabo ha vissuto), e che non posso che consigliarvi di cuore. 

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