giovedì 29 novembre 2018

La lotteria

Questa non è la prima opera di Shirley Jackson che ho l'occasione di leggere: ho infatti scelto di iniziare da uno dei suoi romanzi più famosi, "Abbiamo sempre vissuto nel castello", che ho apprezzato moltissimo e vi ho anche consigliato nel post "5 letture per Halloween".
Il mio secondo incontro con l'autrice è stata poi questa raccolta di racconti.
 

Titolo: La lotteria
Autrice: Shirley Jackson
Anno della prima edizione: 1949
Titolo originale: The Lottery
Casa editrice: Adelphi
Traduttore: Franco Salvatorelli
Pagine: 82
 



I quattro racconti raccolti in questo brevissimo volume sono stati originariamente pubblicati dall'autrice tra i 1944 e il 1949, ma ancora oggi risultano credibili ed attuali alla lettura.
Il primo in particolare, che alla raccolta di racconti dà il titolo, riesce ad inquietare i lettori ancora oggi come sconvolse settanta anni fa i lettori del New Yorker -che credettero fosse un articolo di cronaca, e non un'opera di finzione. Ne "La lotteria" infatti si descrive un realistico paesino di circa 300 abitanti in cui la partecipazione alla locale lotteria non è facoltativa, e si conclude in modo davvero inaspettato…
"Ho saputo" disse Mr Adams al Vecchio Warner accanto a lui "che nel villaggio su a nord parlano di lasciar perdere la lotteria". Il Vecchio Warner sbuffò. "Pazzi scatenati" disse. "Se stai a sentire i giovani, non gli va bene niente. Manca poco che vorranno tornare a vivere nelle caverne, nessuno più che lavora, e prova a vivere così per un po'. Una volta c'era un detto, 'Lotteria di giugno, spighe rosse in pugno'. In men che non si dica mangeremmo tutti erba bollita e ghiande. Una lotteria c'è stata sempre" soggiunse stizzito.
The Lottery - Illustrazione di Jesus Walle
Altrettanto riuscito è a mio parere il secondo racconto della raccolta, "Lo sposo" -il cui titolo originale, "The Daemon Lover", fa riferimento ad una ballata scozzese con protagonista il Diavolo. Qui una donna di trentaquattro anni, non più considerata giovane all'epoca, si fa prendere dall'ansia e dalla disperazione quando, il giorno fissato per le nozze, non vi è traccia del suo promesso sposo. Al lettore Shirley Jackson lascia un ampio margine di interpretazione su quanto accada nel racconto: coloro che la donna incontra avranno davvero visto l'uomo come le dicono? Lui le avrà mentito consapevolmente, o tutto è frutto dell'immaginazione di lei?
Il terzo ed il quarto racconto sono meno angoscianti per i lettori. Nel terzo, "Colloquio", il tema della follia (già accennato ne "Lo sposo") ritorna in maniera più prepotente nel dialogo tra una donna ed un medico, al quale lei racconta le bizzarre farneticazioni del proprio marito.
Nell'ultimo, "Il fantoccio", due rispettabili amiche cenano in un ristorante ed assistono allo spettacolo di un ventriloquo, al termine del quale l'attore ubriaco litiga con l'appariscente fidanzata -ma lascia che sia il fantoccio ad esprimere i suoi pensieri più meschini.
"Per favore, smettila" disse la ragazza. "Sì, non fare tanto chiasso" disse l'uomo al fantoccio. "Bevo solo più questo cicchetto. Lei non se la prende". "Il cameriere non ti porterà nessun cicchetto" disse la ragazza, irritata. "Gli hanno detto di no. Qui da bere non te ne danno, con la figura che stai facendo". "Sto andando benissimo" disse l'uomo. "Sono io a fare chiasso" disse il fantoccio. "È ora che qualcuno ti dica che ti andrà male, tesoro, a far sempre la guastafeste. Un uomo alla fine si scoccia".
Rispetto al romanzo "Abbiamo sempre vissuto nel castello", i racconti di Shirley Jackson mi hanno colpita di meno e non sono riusciti a trasmettermi la stessa cupa atmosfera di mistero, la stessa inquietudine. Ve li consiglio se siete appassionati della scrittrice americana, ma se non avete ancora letto nulla di suo non credo siano una buona scelta!

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