lunedì 15 giugno 2020

Donne che parlano

Negli scorsi anni ho letto alcuni libri dalle tematiche che si potrebbero definire femministe: mi riferisco a "Ragazze elettriche" di Naomi Alderman e "Vox" di Christina Dalcher, entrambi romanzi di genere distopico. Di femminista in queste letture ho trovato ben poco: entrambe si sono rivelate infatti delle delusioni, con mio dispiacere dal momento che l'argomento è davvero di mio interesse.
Per fortuna ci sono anche libri di ben altro livello che diano voce alla questione femminile, e questa volta sono riuscita a scovarne uno!



Titolo: Donne che parlano
Autrice: Miriam Toews
Anno della prima edizione: 2018
Titolo originale: Women Talking
Traduttrice: Maurizia Balmelli
Casa editrice: Marcos y Marcos
Pagine: 253



LA STORIA

In una ristretta comunità mennonita del Nord America, avviene qualcosa di molto strano: le donne durante la notte sognano di essere visitate da demoni e spiriti maligni di ogni sorta. Quando una di loro però resiste al sonno, scopre che la realtà è ben diversa: le donne della comunità sono state narcotizzate dagli uomini, che hanno fatto irruzione nelle loro stanze da letto per violentarle -giovani e meno giovani, addirittura bambine di pochi anni.
La comunità però prevede stringenti regole morali, e così -mentre gli uomini si trovano in carcere, per la loro incolumità e non per punizione- ci si aspetta che le donne perdonino e voltino pagina. Non è però una decisione semplice da prendere, ed infatti molte di loro sono combattute: restare, oppure ricorrere alla vendetta, o semplicemente trovare il coraggio di andarsene?
Siamo donne senza voce, afferma Ona, pacata. Siamo donne fuori dal tempo e dallo spazio, non parliamo nemmeno la lingua del paese in cui viviamo. Siamo mennonite senza una patria. Non abbiamo niente a cui tornare, a Molotschna perfino le bestie sono più tutelate di noi. Tutto quello che abbiamo sono i nostri sogni - per forza che siamo sognatrici.

COSA NE PENSO

Nonostante siano le donne a parlare in questo romanzo, come già viene introdotto dal titolo, è in realtà un uomo a far loro da portavoce: si tratta di August, che nell'infanzia ha fatto parte della comunità di Molotschna, finché lui e la sua famiglia ne sono stati allontanati. Da adulto ha fatto ritorno ed è un uomo diverso dagli altri mennoniti che lo circondano: tormentato dai propri fantasmi, rifiuta l'ideologia patriarcale che usa violenza fisica e psicologica sulle donne, ed è infatti loro alleato.

Quella di Miriam Toews non è un'opera di fantasia, o perlomeno non del tutto: l'autrice ha infatti trascorso i primi diciotto anni della sua vita in una rigida comunità mennonita da cui poi ha scelto di fuggire -e conosce pertanto per esperienza diretta le dinamiche all'interno di simili gruppi. Per i fatti narrati nel romanzo inoltre si è ispirata ad un drammatico caso avvenuto realmente in Bolivia, tra il 2005 e il 2009: le donne di una comunità mennonita venivano narcotizzate con anestetici veterinari e stuprate quando incoscienti. Nella nota introduttiva alla sua opera, l'autrice scrive in proposito:
Donne che parlano è insieme una risposta narrativa a questi fatti di vita vissuta e un atto di immaginazione femminile.
Per il lettore, il romanzo di Miriam Toews è una lettura appassionante. L'autrice non presenta una ad una le sue protagoniste, non le descrive da un punto di vista esterno; le inserisce in una lista introduttiva ai verbali redatti da August e poi ce le lascia conoscere attraverso le loro parole, attraverso le loro interazioni. Ci sono donne anziane come Greta e Agata, anziane ma non rassegnate; c'è l'indomita Salomè, pronta a lottare, Ona che nessun uomo ha mai preso sul serio ma che August non ha mai smesso di amare. Ognuna di loro ha una voce, la propria voce inconfondibile e ben caratterizzata; ognuna di loro spicca tra le pagine e ha un'individualità che mostra quanto l'autrice abbia pensato ad ognuno dei suoi personaggi.
Sono incalzato dal tempo, e distratto perché ricordo come il defunto marito di Greta si facesse quasi venti chilometri verso sud in cerca d'alcol, e poi, ubriaco fradicio, qualcuno lo avvolgeva in una coperta e lo caricava sul calesse, confidando che i suoi cavalli avrebbero trovato la strada, cosa che puntualmente accadeva. Dopodiché Greta srotolava il marito dalla coperta e lo metteva a letto. E capisco meglio il suo profondo amore per Ruth e Cheryl, e ripenso a Frint, ai suoi grandi occhi dalle lunghe ciglia, al suo naso di velluto.
Sono donne forti quelle di Molotschna, provate dagli anni e dalla vita di privazioni e violenze a cui sono state costrette; sono donne poco abituate a parlare ed ancor meno a farsi domande, ma sono anche donne pronte a mettere tutto in discussione e a ricominciare, costi quello che costi. 
Nessuna di noi ha mai chiesto alcunché agli uomini, osserva Agata. Neanche la benché minima cosa, nemmeno che ci passassero il sale, nemmeno un centesimo o un momento di solitudine o di ritirare il bucato o di aprire una tenda o di andarci piano coi puledri piccoli o di metterci la mano sulle reni mentre di nuovo, per la dodicesima o tredicesima volta, cerchiamo di spingere un neonato fuori dal nostro corpo. Non vi pare interessante, dice, che la sola e unica richiesta che le donne avrebbero da fare agli uomini sia quella di andarsene?

Il romanzo di Miriam Toews è uno di quei romanzi capaci di sconvolgere i lettori, e forse ancor più le lettrici. È un romanzo potente ed intenso, che dalla violenza fa nascere una nuova possibilità, e più dei romanzi distopici citati in apertura di questo post è capace di ricordare la forza delle donne, la capacità femminile di reinventarsi e riscoprirsi. 
Non si tratta di una tematica semplice, e l'autrice non ci risparmia dettagli dolorosi, in grado di turbare profondamente. 
Non dobbiamo essere perdonate dagli uomini di Dio, urla, per aver protetto i nostri figli dalle azioni perverse di uomini malvagi che spesso sono gli stessi identici uomini a cui dovremmo chiedere perdono. Se Dio è amorevole sarà Lui a perdonarci. Se Dio è vendicativo, allora ci ha create a Sua immagine e somiglianza. Se Dio è onnipotente, allora perché non ha protetto le donne e le ragazze di Molotschna? Se Dio, nel Vangelo di Matteo, stando a Peter, il nostro saggio pastore, chiede: Lasciate che i bambini vengano a me e non impediteglielo, non dovremmo forse considerarlo un impedimento, il fatto che vengano stuprati? 
Nonostante ciò (e anzi, in parte proprio per questo) mi sento di consigliarvi questo libro come un potentissimo antidoto al maschilismo tossico, alle prevaricazioni della cultura patriarcale in cui ci troviamo immersi, anche se ben lontani dalle comunità mennonite di una cinquantina di anime; perché non si è mai abbastanza informati, non si è mai abbastanza preparati alla lotta e alla resistenza.

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