lunedì 28 settembre 2020

La vita bugiarda degli adulti

Uno dei regali che ho ricevuto a Natale, sulla scia dell'entusiasmo per i quattro romanzi da "L'amica geniale" a "Storia della bambina perduta", è stato il più recente romanzo di Elena Ferrante. Non ha dovuto attendere molto, per i miei standard, prima di essere letto!



Titolo: La vita bugiarda degli adulti
Autrice: Elena Ferrante
Anno della prima edizione: 2019
Casa editrice: E/O
Pagine: 336



LA STORIA

Giovanna vive a Napoli, i suoi genitori sono entrambi insegnanti e lei frequenta le scuole medie. L’adolescenza si fa sentire ed è per gli atteggiamenti tipici di quell’età che, spazientito, il padre di Giovanna la accusa di somigliare sempre di più alla sorella di lui, Vittoria, figura quasi mitica nella sua negatività, che Giovanna non ha mai incontrato. Naturalmente questo fa nascere nella ragazzina l’impellente curiosità di conoscere la zia, ed è così che il mondo di Giovanna si trasforma… seguendo le tracce di un braccialetto che sembra quasi un oggetto magico uscito dalle fiabe. 
COSA NE PENSO

Lo dirò subito: “La vita bugiarda degli adulti” deluderà la maggior parte di chi, come me, ha amato la tetralogia dedicata a Lila e Lenù. Le somiglianze sono molte (fin troppe): l’ambientazione, certo, ma soprattutto i tratti che rendono simili i personaggi, quelli maschili quasi sempre rivoltanti, anche i migliori pronti a deludere le donne che hanno accanto. Le donne invece oscillano tra la fragilità, il trasporto insopprimibile verso questi maschi, occasionali momenti di determinazione e forza.
Vittoria è il personaggio più promettente, sin dall’inizio: una donna che tesse una tela in cui intrappola le relazioni di chi la circonda, che spinge gli altri a comportamenti ai quali vorrebbero spesso sottrarsi. Vittoria sembra l’asso nella manica di questo romanzo, che per il resto è spesso ripetitivo; e invece piano piano sfuma nello sfondo, rivelandosi molto meno centrale di quanto mi sarei aspettata.
«Perché ce l’ha con me?». «Perché è pazza, è stata sempre pazza e ci ha rovinato la vita a tutti quanti».
Giovanna è una ragazzina, e come ragazzina è credibile. È insicura, si lascia affascinare a turno da quasi chiunque le capiti a tiro, desidera mettersi alla prova e mettere alla prova il potere che può esercitare sugli altri -sui maschi, principalmente. 
Com’è possibile, mi dissi, che i maschi sono così stupidi, com’è possibile che questi due se solo li sfioro, se solo mi faccio sfiorare, diventano ciechi, non vedono e non sentono nemmeno lo schifo che io stessa mi faccio. Corrado stava soffrendo perché non mi ero seduta vicino a lui, Rosario era tutto contento perché gli stavo accanto con la mano sulla mano. 
Giovanna ha una situazione familiare instabile (e non sempre convincente), due genitori inadatti al ruolo che ricoprono -un padre pronto a sfuggire alle sue responsabilità, inaffidabile e traditore, una madre che lo idealizza nonostante quanto accaduto e che si logora nella propria sofferenza. Inevitabile dunque la forsennata ricerca di Giovanna di figure di riferimento alternative: Vittoria prima, Roberto poi.
Mi disse all’orecchio, ancora una volta: guardali bene, i tuoi genitori, se no non ti salvi.
Personalmente ho provato una repulsione feroce per i personaggi contenuti ne “La vita bugiarda degli adulti”, quasi la stessa che Sarratore padre e figlio avevano suscitato in me nei quattro romanzi iniziati con “L’amica geniale”. Elena Ferrante ha un grande talento nella scrittura, e una grande capacità di costruire figure detestabili, irritanti fino all’esasperazione: qui lo conferma. 
Nel complesso però “La vita bugiarda degli adulti” mi è sembrato un romanzo incompleto, inconcludente, che perde per strada le sue componenti più interessanti. Napoli stessa con i suoi quartieri è prepotente nei primi capitoli, e sbiadisce procedendo nella lettura, si confonde con una Milano indistinta e perde intensità. 


Forse le aspettative sono sempre troppo alte quando si legge un romanzo di un autore o un’autrice che ci hanno convinto molto in passato, ed è possibile che “La vita bugiarda degli adulti” paghi questo prezzo. La debolezza però che ho riscontrato in questo romanzo non è tale soltanto in rapporto ai quattro precedenti che avevo amato così tanto, ma anche nella sua sostanza, che non è riuscita ad appassionarmi né a trasmettermi qualcosa di diverso da un senso di delusione e indifferenza. Mi pare chiaro, dunque, che non me la sento di consigliarvelo… Sono però molto curiosa di sapere se voi siete riusciti ad apprezzarlo più di me, quindi fatemi sapere le vostre opinioni! 

Nessun commento:

Posta un commento