lunedì 22 febbraio 2021

L'illusione monarca

La letteratura latino-americana è una di quelle in merito a cui sono più ignorante, a causa di alcune esperienze premature che mi avevano lasciata piuttosto confusa e non mi avevano invogliata a continuare. Mi sono però ripromessa di superare questo limite!


Titolo: L'illusione monarca
Autore: Marcelo Cohen
Anno della prima edizione:
Titolo originale:
Casa editrice: Gran Via
Traduttrice: Francesca Lazzarato
Pagine: 135

LA STORIA

Su un’isola in un paese non identificato dell’America Latina c’è un carcere. In questo carcere si trovano dei prigionieri che sono dei criminali comuni, per esempio ladri, truffatori o spacciatori, insomma degli uomini che non hanno commesso dei reati particolarmente efferati e non hanno quindi riportato delle condanne particolarmente lunghe. Questo carcere affaccia sul mare, e i detenuti si trovano a trascorrere le loro giornate confrontandosi con la possibilità (e la tentazione) di evadere appunto via mare, oppure la prospettiva di attendere che il tempo passi sull’isola.

COSA NE PENSO

Il primo termine che mi viene in mente per parlare di questo breve romanzo di Cohen è "poetico", perché la scrittura dell’autore, meravigliosamente tradotta dallo spagnolo, è una lingua musicale, che passa dal presente al passato remoto, che riempie pagine di flussi di coscienza e descrive l’ambientazione in modo così vivido che ci si sentiamo anche noi davanti a quel mare.

Il mare è forse il vero protagonista del romanzo: è infatti il mare il personaggio con tutti, sull'isola, si trovano a confrontarsi quotidianamente. È al mare che vengono dedicati da Cohen alcuni dei passaggi più toccanti e che più fanno riflettere di tutto il romanzo.

Il mare è un’illusione di continuità che a ogni istante si disintegra in violenze. La sabbia stessa, per cominciare, è un cimitero che a mezzogiorno si intiepidisce. A volte, quando la marea cala, lo sguardo scopre la tempesta mortale rappresa nella quieta gelatina delle meduse spiaggiate. A parte simili reliquie, l’energia criminale del mare usa nascondersi negli odori che esala.

Il detenuto che seguiamo più da vicino per tutta la storia è Sergio, l'unico del quale ci viene fornito il punto di vista. Attorno a lui ci sono le guardie, fantocci armati sui bastioni; attorno a lui ci sono altri detenuti, per esempio i gemelli, il coreano molto agguerrito e violento, il santone che accerchia attorno a sé dei seguaci in senso religioso. Cohen riesce a delineare ognuno di loro e a raccontare il loro passato in modo molto evocativo con pochissime parole

Cohen racconta degli uomini fragili, dal passato sì criminale, ma dalla personalità spesso spezzata dall’isolamento e l’incertezza in cui si trovano. Uomini che lottano per la sopravvivenza, per il rispetto e per essere lasciati in pace dagli altri detenuti, e che quindi mostrano la loro debolezza al lettore, lontani dallo stereotipo invincibile del criminale.

I detenuti conoscevano bene, non per niente erano detenuti, quel cumulo di impotenze: la forzata apatia del venditore ambulante, lo stecchino all’angolo della bocca del tornitore disoccupato, l’indifferenza dello speculatore (alcuni detenuti avevano speculato, a modo loro), la brutalità dell’infermiere stanco, l’ultima banconota, la cruda desolazione delle farmacie e dei negozi di frutta e verdura. Alcuni avevano assaltato supermercati, e non per portarsi via semplici scatole di carne. O farmacie, all’occorrenza. E anche se adesso stavano pagando i loro crimini, in realtà li pagavano con un periodo di ozio sorprendentemente benigno. Ma gli avevano messo il mare davanti agli occhi. E dal mondo si erano portati dietro, insieme al ricordo della minestra insipida, inestinguibili nozioni sulla forza, la crescita, la capacità di superare sé stessi, la vittoria.

"L'illusione monarca" ha l'enorme pregio di suscitare numerose riflessioni sulla libertà e sulla cattività, ma anche e soprattutto sull’attesa. Molte sono le domande che restano in sospeso: non sappiamo molto di questo carcere, non si capisce quanto l’unico personaggio che sembra avere delle informazioni a riguardo sia veramente affidabile o quanto invece sia impazzito. Comprendiamo da alcuni dettagli che fuori da questo carcere si sta svolgendo una sorta di guerra civile, o comunque c’è una profonda instabilità politica; il perché questi detenuti comuni siano confinati su quest’isola rimane nel romanzo di Cohen un mistero irrisolto e il lettore può soltanto formare le proprie opinioni le proprie congetture a riguardo. Il messaggio che "L'illusione monarca" mi ha trasmesso è proprio che non sono le risposte ad essere importanti, quanto le domande che ci poniamo e l’obiettivo al quale ci portano; non è importante tanto conoscere la verità su ciò che ci circonda, quanto quella su noi stessi -ed è proprio questo il percorso che compie Sergio.

Nelle ore di bassa marea, sulla sabbia traslucida, copiavano immagini per mescolarle in enormi collage del mondo altrui. Quei disegni di un identico marrone erano sintesi della memoria e parodie del futuro sognato: le linee svelte di una Ferrari coupé, l’abito di una stella del cinema, una bottiglia di whisky, il mento categorico di un leader sindacale o una vacca svizzera si mescolavano a cerchi e trapezi, con verosimiglianza tanto maggiore in quanto la marea, inflessibile, li cancellava dopo poche ore, come un’emozione violenta cancella un semplice stato d’animo.

"L’illusione monarca" è stato per me un magnifico primo incontro con la letteratura argentina: ho amato la scrittura di questo autore e la capacità di trasportarmi altrove con la sua penna. Si tratta di una lettura breve ma intensa, che in conclusione mi sento di consigliare a tutti coloro che siano amanti di stili non troppo semplici e di storie dal significato più nascosto rispetto a quello che si percepisce alla prima lettura.

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