mercoledì 11 gennaio 2023

Mia madre è un fiume

Una delle mie scoperte del 2022 è stata la penna di Donatella Di Pietrantonio, di cui ho amato moltissimo la coppia di romanzi "L'arminuta" e "Borgo sud". Ho recuperato ora il suo romanzo d’esordio "Mia madre è un fiume", pubblicato nel 2011 e ora edito da Einaudi. 


Titolo: Mia madre è un fiume
Autrice: Donatella Di Pietrantonio
Anno della prima edizione: 2011
Casa editrice: Einaudi
Pagine: 128

È un romanzo breve come i due che ho già letto, dove non c’è mai una parola di troppo, mai un eccesso, mai una sbavatura, e la lingua è la stessa: tagliente, precisa, evocativa e capace di essere anche dolorosa. 

"Mia madre in fiume" è la storia di una figlia che non si è mai sentita completamente amata, che quando la madre anziana comincia a perdere la memoria si trova ad assisterla e le racconta la storia della famiglia: episodi dai tempi della guerra sino al presente. Siamo in Abruzzo, terra natale dell’autrice; ci spostiamo dalle zone montuose alla campagna, accompagnando la famiglia Viola nella vita fatta di agricoltura e di allevamento, di occasionali emigrazioni in Germania per guadagnare qualcosa di più, di sacrifici, di fatica e di figli ai quali l’amore non si è saputo trasmettere a parole. 

Esperina, questo il nome della madre che è stata un fiume con i suoi torrenziali i capelli neri ed ora si trova in secca, truffata dalla sua stessa coscienza che le fa dimenticare anche i gesti più quotidiani, ha avuto tante sorelle, un padre che è stato prigioniero in Jugoslavia ed è tornato comunista. Ha avuto la quotidianità dei campi e delle bestie, che non le hanno mai lasciato il tempo di riposare; non si è mai concessa il lusso di una vacanza, né delle coccole alla figlia, che ha sofferto di una solitudine che cova in un rancore anche davanti alla sua malattia -mentre lei da nonna ha cercato di trasmettere amore almeno al nipotino.

Donatella di Pietrantonio non ci risparmia i sentimenti più scomodi che sappiamo provare all’interno delle nostre mura domestiche: quelli di cui ci vergogniamo, che non vogliamo riconoscere nemmeno a se stessi, come l’incapacità di perdonare e di elaborare i nostri traumi del passato. Seppure cresciuti, una parte di noi è ancora quel bambino che si è sentito tradito o abbandonato, ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo. 

Questa è una storia che attraversa il '900 e che racconta una regione aspra, di transumanze e di raccolti, di matrimoni e feste da ballo; ci trasporta lì con i suoi protagonisti e pagina dopo pagina ci sentiamo anche noi parte di quell’album di famiglia. 

Si tratta di un esordio che ho apprezzato moltissimo, nonostante non avessi alcun bisogno di conferme dopo aver letto le più recenti opere dell’autrice. Ora non mi resta che recuperare "Bella mia", e sono sicura che mi darà ulteriori soddisfazioni!

Avete letto qualche titolo di questa scrittrice?

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