Il catalogo di NN editore, con i loro "questo libro è per chi..." sulle quarte di copertina, sa sempre come invogliarmi ad acquistare i loro titoli: non ha fatto eccezione "Tornare a casa" di Tom Lamont.
Téo si è trasferito in città, ha una carriera avviata, ma quando fa -come da titolo- ritorno alla casa del padre per un weekend Lia gli affida Joel per quella che dovrebbe essere soltanto una sera. La ragazza però decide di togliersi la vita, e così Joel viene affidato temporaneamente a Teo, facendo nascere tra i due, e tra gli altri che li circondano, un legame imprevisto quanto intenso.
"Tornare a casa" è un testo dolceamaro: c'è l'aspetto che scalda il cuore delle relazioni tra persone che cercano di fare del loro meglio per aiutarsi a vicenda, ma c'è anche la difficoltà della comunicazione aperta, ci sono anche le aspettative disattese, i gesti con cui ci si ferisce a vicenda senza volerlo veramente, e le separazioni sempre più dolorose.
C'è una mascolinità non tossica in questo libro, il rifiuto dell'idea che gli uomini non possano parlare di sentimenti, e la scoperta di una nuova responsabilità nello scoprirsi all'improvviso padri, al di là dei legami di sangue.
Degna di nota è la capacità di Lamont di dare voce all'infanzia: alle piccole manie di Joel, alla sua scoperta del mondo un dettaglio dopo l'altro, alla terminologia che gli fa utilizzare e che è così naturale da renderlo un bambino vero, più di un personaggio.
Joel cresce, in questo libro, ma con lui crescono gli adulti che lo circondano, messi davanti al peso delle responsabilità e del prendersi cura -di un bambino, oppure di un uomo anziano le cui capacità vanno scemando. Li seguiamo in capitoli dedicati alle diverse prospettive (Ben, Téo, Vic, Sybil), ognuno con la propria personalità, con i dialoghi che li mettono in relazione.
In "Tornare a casa" ci si interroga su quale sia la decisione migliore da prendere, quale la migliore versione di se stessi, e inevitabilmente non tutti forniranno la stessa risposta [diversamente da quanto mi aspettassi, è Ben con Sybil a prendersi cura a lungo termine di Joel -essendone in realtà il padre biologico, ma soprattutto perché Vic preso dal panico di perdere il bambino ha denunciato l'unica assunzione di stupefacenti di Téo in un episodio difficile da perdonare].
Per chi ama le storie in cui la famiglia non è questione di DNA, e in cui i personaggi sono fragili, imperfetti ma pieni di speranza, il romanzo di Lamont sarà davvero una bella scoperta.
Qual è l'ultimo titolo inglese che avete letto?
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