lunedì 11 dicembre 2017

Let it snow

Ogni tanto una lettura leggera e distensiva è quello che ci vuole, meglio ancora se già in atmosfera natalizia in questo periodo dell’anno in cui si accendono le luci nelle strade delle città e nelle bancarelle dei mercatini fanno la loro comparsa i primi Babbo Natale e carillon.
 



Titolo: Let it Snow
Autori: Maureen Johnson, John Green e Lauren Myracle
Anno della prima edizione: 2015
Casa editrice: Rizzoli
Pagine: 373



 
È la Vigilia di Natale a Gracetown, North Carolina, e nulla sembra andare per il verso giusto ai protagonisti di questi tre racconti. Nel primo, scritto da Maureen Johnson, i genitori di Julie (il cui vero nome è Jubilee) vengono arrestati nella rissa per accaparrarsi un nuovo pezzo per il loro villaggio natalizio, ed affinché non resti sola proprio a Natale la spediscono i Florida dai nonni, separandola dal suo perfetto fidanzato Noah. Tuttavia il treno su cui la ragazza viaggia resta intrappolato nella neve e per sfuggire ad un’orda di cheerleaders Jubilee decide di scendere in mezzo al nulla. Approda in una Waffle House, che sarà al centro anche dei successivi racconti, dove incontra Stuart, pronto ad accoglierla per il Natale e a farle riconsiderare diversi aspetti della sua vita…
 
Nel frattempo alla Waffle House, ci racconta John Green nel successivo racconto (un John Green piuttosto divertente e sorprendente per me, che avevo letto di suo soltanto il drammatico Colpa delle stelle), il tranquillo lavoro di Keun viene interrotto dall’ingresso dell’orda di cheerleaders che aveva messo in fuga Jubilee e che avranno un effetto opposto sui suoi amici Tobin e JP. I due, ricevuta la chiamata di Keun che li invita a raggiungerlo (nonostante le strade siano sepolte dalla neve), abbandonano la tranquilla visione di un film di James Bond e coinvolgono anche la loro amica, Angie detta il Duca, in una rocambolesca gita in direzione della Waffle House. La loro notte di Natale, fatta di piedi ghiacciati e crocchette, non ha da offrire loro i tradizionali regali… Ma il Duca e Tobin hanno una reciproca, romantica sorpresa da farsi (non si può dire che sorprenda il lettore, che la sospetta già dalle prime righe del racconto).
 
Nella Waffle House, oltre alle cheerleader, a Keun e ai suoi colleghi c’è anche Jeb: un ragazzo dall’aria infelice che pensa ad una coetanea dai biondi capelli. È il suo il punto di vista che ci narra in prima persona il terzo racconto, in cui Addie ci descrive i propri strazianti sensi di colpa nella giornata di Natale: non ha saputo comprendere il modo di amare di Jeb, così diverso da quello che si sarebbe aspettata, ed ha finito col rovinare tutto ad un’insignificante festa. Il tema centrale del racconto di Lauren Myracle che conclude questo romanzo (ed incrocia la neonata felicità di Stuart e Jubilee) è il riconoscimento dei propri errori -e non dimentichiamoci un adorabile maialino di nome Gabriel che attende di essere adottato…

 
Il target a cui questi racconti si rivolgono è senza dubbio quello adolescenziale: si parla di primi amori, di scuola superiore, dei ragazzi più o meno popolari. Non si tratta di quei casi fortunati in cui, pur avendo in mente lettori giovani, il prodotto finale è ugualmente godibile per i più adulti: in questo caso i protagonisti non ci coinvolgono granché, non riusciamo ad immedesimarci nei loro drammi amorosi e nelle emozioni che provano.
Gli adulti, le famiglie, sono di fatto eliminate dal contesto: chi in prigione, chi bloccato altrove a causa della neve, non ci sono genitori nel mondo dei nostri protagonisti (ad eccezione della madre di Stuart, donna invadente e piuttosto sgradevole). Il sogno forse della maggior parte dei ragazzi? A mio parere è un quadro incompleto della situazione, specialmente considerando i giorni di festa in cui le storie si svolgono.
Tra i tre racconti ho preferito il primo, quello che a mio parere incarna maggiormente l’atmosfera natalizia che speravo di trovare in questo libro. Nel complesso non ne consiglierei la lettura, anche se mi ha strappato diversi sorrisi non sono stati sufficienti a dimenticare la prevalente sensazione di noia.

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