Tra il 1942 ed il 1943, i fascisti deportarono decine di migliaia di cittadini croati e sloveni in campi di concentramento sul territorio italiano. Questi luoghi erano privi di forni crematori e camere a gas, ma la situazione era drammatica per gli internati, costretti alla fame, a condizioni igieniche disastrose, soggetti a malattie e maltrattamenti che spesso conducevano alla morte. Si tratta di una pagina della storia italiana di cui si parla (colpevolmente) molto poco, e che non ha mai trovato spazio nei miei libri di storia. Per fortuna non si finisce davvero mai di imparare, ed esistono opere come questa in grado di avvicinarci a temi scomodi da riscoprire e possibilmente approfondire in futuro; vi lascio anche il link un articolo dell'ANPI disponibile online che affronta l'argomento relativamente al territorio sloveno.
Anno della prima edizione: 2010
Casa editrice: Coconino Press
Casa editrice: Coconino Press
Pagine: 145
LA STORIA
Drago e Giudita si incontrano nel campo di concentramento di Gonars, nella provincia di Udine. Lui viene da un paese di campagna, dove i fascisti hanno dato alle fiamme la sua casa ed ucciso suo padre; solo le mucche sono fuggite nel bosco. Giudita invece viene dalla città, da Lubjana; sua madre è morta a Gonars, per la dissenteria, e lei indossa l'abito di una piccola prigioniera a cui è toccata la stessa sorte. Drago e Giudita sono solo bambini, bambini che fanno amicizia in condizioni drammatiche; attorno a sé gli italiani, che li odiano senza che loro possano capirne il perché, e minuscole creature (un millepiedi, un grillo...), minuscole quanto si sentono loro, che si rigirano tra le mani.
COSA NE PENSO
Conoscevo già Davide Toffolo perché, nella mia adolescenza, ho assistito a numerosi concerti della sua band "Tre allegri ragazzi morti" e ho amato molto anche il suo fumetto "Cinque allegri ragazzi morti", che acquistai nello stesso periodo. Il tratto di Toffolo è estremamente riconoscibile: personaggi dalle grandi teste, simili a teschi, molto espressivi. Queste caratteristiche le ritroviamo in Drago e Giudita, tratteggiati con linee semplici, in bianco e nero, quasi sempre privi di sfondo, in mezzo ad una pagina bianca che sembra enfatizzare la loro piccolezza davanti alle atrocità della storia ed il loro spaesamento di bambini sottoposti a tanta sofferenza.
Drago e Giudita sono i nomi di due bambini che sono davvero stati internati nel campo di concentramento di Gonars, e da quei nomi scritti in un elenco Toffolo ha tratto ispirazione per raccontarci in pagine semplici, spoglie, un'amicizia nascente nelle difficoltà. C'è spazio anche per gli incubi, materia su cui l'autore è ferrato, nelle rare tavole più piene che illustrano ciò che Drago sogna quando si addormenta.
Si tratta di una lettura brevissima, composta interamente dal dialogo tra i due protagonisti, ma non per questo meno efficace: bastano le loro sagome di spalle, davanti ad un filo spinato, per colpire il lettore in profondità. Il punto di forza di quest'opera è senza dubbio la capacità di ricordare un crimine commesso dal Fascismo di cui troppo raramente si parla, e sul quale di certo avremmo bisogno di scoprire di più: questo romanzo grafico è soltanto un punto di partenza, anche grazie alle pagine in fondo al volume che approfondiscono il periodo storico ed il fenomeno degli internamenti, arricchendo la storia raccontata da Toffolo ed i suoi personaggi.
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