Quest'anno mi sto dedicando alla lettura dei numerosissimi libri che ho acquistato nel tempo, e poi ho lasciato a prendere polvere sugli scaffali per mesi che mi vergogno anche a tentare di contare. Uno di questi è "Uri e Sami", acquistato al mercatino dell'usato non ricordo nemmeno più quando.
Titolo: Uri e Sami
Autrice: Dalia B.Y. Cohen
Anno della prima edizione: 1995
Titolo originale: Uri and Sami
Casa editrice: Giunti
Traduttore: Daniele Liberanome
Pagine: 152
LA STORIA
Uri è un dodicenne israeliano in gita nei boschi della Galilea con i suoi compagni di scuola, che si ferma per sistemare il suo zaino e non trova più traccia del gruppo. Sami invece è palestinese, è emigrato in Libano con la famiglia ma per una missione misteriosa si trova nello stesso giorno in Israele, e incontra Uri nella notte, in una grotta. Ha inizio così un'avventura... e una sintonia che gli stessi due protagonisti faticano ad accettare.
COSA NE PENSO
Il conflitto israeliano-palestinese e la tragedia della Nakba (che nel 1948 costrinse i palestinesi all'esodo) sono un tema tutt'altro che facile. Israele è uno stato recente, la cui nascita fu unilateralmente proclamata nel 1948, dopo che gli ebrei d'Europa erano stati sterminati nei campi di concentramento nazisti. Da ben prima l'Occidente, la Gran Bretagna in particolare, aveva manifestato l'intenzione di suddividere il territorio della Palestina tra la popolazione araba e quella ebraica, anche a causa dei crescenti flussi migratori di ebrei -comunità che da sempre rivendica il territorio come promessogli da Dio.
La creazione di Israele e la sottrazione delle case ai palestinesi ha portato a numerosi conflitti armati (tre sono state le guerre arabo-israeliane) e ad un forte movimento di resistenza arabo; moltissimi arabi palestinesi sono stati costretti ad emigrare per esempio in Libano o in Giordania, dove vivono tutt'ora in giganteschi campi profughi, e sono vittime di violenze ed arresti arbitrari da parte dell'esercito israeliano -a cui armi e risorse non mancano affatto.
Questa lunga introduzione è necessaria per parlare di "Uri e Sami" e del perché, data la mia posizione antisionista, mi è sembrato un libro fin troppo politicamente corretto. Certo, può essere un'opera introduttiva al tema per lettori davvero molto giovani, per esempio studenti delle scuole medie inferiori; è necessario però sapere prima di consigliarlo che la posizione mantenuta dall'autrice è volutamente neutrale.
Sami è presentato come il più impulsivo dei due ragazzi, quello che mostra una maggiore ostilità; accusa ripetutamente Uri di far parte di un popolo di invasori, che hanno cacciato lui e la sua famiglia dalla propria casa (che è stata distrutta perché, nonostante suo padre fosse un insegnante pacifista, il fratello maggiore di Sami partecipa alla resistenza).
"Non avrei mai creduto che gli ebrei in Israele avessero bambini come noi, che pensano e hanno un cuore" mormorò.
Uri ribatte sempre pacatamente, mantenendo il controllo e ricordandogli come gli ebrei siano sempre stati in Palestina -in alcuni passaggi sembra quasi sottintendere un "c'eravamo prima noi" che mi ha fatto storcere il naso quanto l'antitetica caratterizzazione dei due protagonisti.
Nonostante ciò nel corso del libro, mentre i due ragazzi vivono un'esperienza di campeggio e indipendenza nella natura, scoprendo le proprie somiglianze nelle differenze che a Sami sembrano all'inizio insormontabili, qualche assunzione di responsabilità anche da parte di Uri compare.
“Sami, ti sbagli” spiegò Uri con voce tranquilla. “Molti sono davvero arrivati qui dall’Europa, ma la maggior parte degli ebrei che vivono in Israele sono nati qui e in paesi arabi, e anche loro non vogliono essere “arabi ebrei”. Vogliono essere ebrei in uno stato ebraico”. “Non mi piace quello che hai detto” disse Sami con collera. “Non siete stati qui per molto tempo, poi venite, prendete delle terre che una volta erano per la maggior parte nostre, e non volete dividerle! Non volete stare insieme con noi ma solo per conto vostro, e accettate soltanto un governo ebraico. Non è una bella cosa!”
"Uri e Sami" è senza dubbio un romanzo scorrevole, un racconto di formazione che dietro all'incontro con un cucciolo di lupo, alla costruzione di una zattera e al mettersi alla prova per sopravvivere in assenza di adulti dà voce al conflitto che dilania un paese e mette da una parte o dall'altra anche i nuovi nati, che non possono restare neutrali -nonostante la soluzione del compromesso pacifico sia quella che l'autrice fa intraprendere ai suoi due giovani protagonisti, nel tentativo di dare un messaggio morale ai suoi lettori.
La semplificazione a cui Dalia Cohen ha fatto ricorso per raccontare Israele e la Palestina a dei preadolescenti fatica a convincere i più cresciuti e chiunque sia un minimo informato sulla politica della regione; tuttavia potrebbe essere comunque una lettura utile per introdurre un argomento molto delicato ed evitare che, come troppo spesso capita, rimanga del tutto sconosciuto ai ragazzi.
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