mercoledì 13 marzo 2024

Le cinque donne

Leggo raramente testi storici e biografici, più a mio agio come sono con i romanzi. Ho letto "Le cinque donne" di Hallie Rubenhold, pubblicato da Neri Pozza, perché mi era stato caldamente consigliato da due amici di cui mi fido molto: e non sbagliavano.

Si tratta di un testo approfonditamente documentato, con un apparato bibliografico esteso, che si pone il dichiarato intento di dare voce e dignità a Polly, Annie, Elizabeth, Kate e Mary Jane, le donne assassinate a Londra nel 1888 dall'assassino mai identificato passato alla storia come Jack Lo Squartatore, ben più famoso delle sue vittime.

Fino ai giorni nostri la morale dell'epoca (non così lontana da quella odierna, che ancora divide le donne in sante e puttane, chi da proteggere chi da denigrare) ha ridotto queste donne alla definizione di "solo prostitute", come se si fossero in quanto tali meritate la fine tragica e violenta delle loro esistenze. Non esiste tuttavia alcuna prova che Polly, Annie, Elizabeth o Kate si definissero prostitute e svolgessero tale attività al momento della morte; le prime tre non avevano mai esercitato il mestiere. Solo Mary Jane, l'unica assassinata in casa, l'unica della cui storia si sa ben poco se non quella che aveva scelto di inventare per sé, poteva in realtà essere definita tale; l'elemento che accomunava queste donne era la povertà, l'essere senza tetto, l'essere dipendenti dall'alcol per sfuggire alle sofferenze delle loro vite. 

"Le cinque donne" descrive un'Inghilterra vittoriana di miseria, gravidanze troppo numerose che spingono i lavoratori nel circolo della povertà impossibile da spezzare, alcolismo, ospizi per i poveri che divengono veicolo di discriminazione e parassiti. Descrive una morale impietosa che non perdona la fragilità femminile, il venir meno al ruolo dell'angelo del focolare capace di mantenere la famiglia in assenza dell'uomo di casa, davanti alla perdita dei genitori, dei figli appena nati. 

L'autrice ci fa provare una profonda empatia per queste donne, ci fa soffrire con loro mentre le loro esistenze vanno in pezzi; le rende di nuovo persone, non soltanto vittime, le riporta alla luce senza alcun sensazionalismo o elemento voyeuristico (agli omicidi infatti non dedica nemmeno una riga). 
Non pensavo di potermi sentire così coinvolta da un testo di questo tipo, ed invece mi ha del tutto assorbita, e sento anche di aver imparato molto su un'epoca di cui finora avevo solo letto nei romanzi, come quelli di Dickens. Se siete interessati alla storia delle donne, questo è un testo che vi consiglio assolutamente!

Qual è l'ultimo testo di non fiction che avete letto?

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