martedì 5 marzo 2024

Pachinko

"Pachinko" ha richiesto alla sua autrice Min Jin Lee oltre trent'anni di lavoro e di ricerca: per lungo tempo ha sentito l'esigenza di dare voce alle storie dei cittadini coreani in Giappone, e si è documentata attraverso numerosissime interviste e anche un soggiorno in Giappone in prima persona. 

Da questa saga familiare che attraversa ottant'anni di storia emerge in primo luogo la complessità dei vissuti di coloro che circondano la matriarca Sunja, che seguiamo dalla nascita alla terza età. Ne conosciamo i genitori, modesti ma amorevoli; la vediamo giovane e ingenua rimanere incinta di un uomo ricco e già sposato, partorire il primo figlio Noa accanto ad un pastore generoso che sarà un marito amato, ma che si sacrificherà in nome della fede quando il secondogenito Mozasu sarà nato da poco. 

Seguiremo poi Noa, determinato ad emergere negli studi e nella carriera e a rinnegare quel padre biologico yakuza che non saprà mai accettare, e Mozasu, meno dotato per la scuola ma dal carattere forte e coraggioso, che troverà il successo nel pachinko. Mentre Noa, in fuga da se stesso, si fingerà giapponese e metterà fine alla sua vita posto davanti alla propria inevitabile identità, Mozasu sarà padre di Solomon, ragazzo brillante e dotato ma discriminato per le proprie origini coreane nonostante gli studi all'estero in una prestigiosa università americana, e finirà per seguire le orme del padre nel pachinko, mestiere disprezzato ma svolto, nel caso di Mozasu, da un uomo veramente onesto.

Sunja è in mezzo a tante la figura di sfondo ma sempre presente: è una madre che mette i figli al primo posto, decisa a non diventare mai un peso, a lavorare duramente al fianco della cognata che sarà per lei più di una sorella. Con il passare del tempo non rinnegherà mai le proprie scelte, prima tra tutte il non aver sposato Hansu per esserne la "moglie coreana" che lui avrebbe voluto mantenendo la prima famiglia in Giappone: Sunja non si vergognerà mai di quell'amore giovanile, accetterà l'aiuto dell'uomo quando lo riterrà necessario, e al tempo stesso senza mai mancare di rispetto alla memoria dell'amato marito Isak.

Min Jin Lee racconta la guerra e l'estrema povertà nella Corea unita; ne racconta la divisione dal punto di vista degli emigrati, dei pochi che decideranno di tornare indietro facendo perdere le proprie tracce nel dittatoriale Nord, e poi racconta la discriminazione subita in Giappone, da chi si rifiuta di assumere i coreani, di affittare loro alloggi, di chi costringe anche generazioni di nati in Giappone a richiedere e ottenere un permesso di soggiorno per restare dove si è sempre vissuto -e questo ricorda una realtà che conosciamo molto da vicino.

I personaggi in questo romanzo sono numerosissimi, a volte li ho trovati quasi troppi (per esempio nel libro terzo la fidanzata giapponese di Mozasu e la figlia di lei mi sono sembrate una linea narrativa non proprio necessaria, anche se accrescono la costruzione del personaggio di lui e del figlio), ma ognuno di loro ha un proprio percorso nel testo e lo arricchisce di un'altra sfaccettatura. "Pachinko" è un romanzo stratificato, pieno di dettagli, di legami e di incontri, che farà la felicità degli appassionati di saghe familiari come me, che l'ho apprezzato moltissimo!

Qual è l'ultima saga familiare che avete letto?

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