giovedì 27 febbraio 2025

Tutti dormono nella valle

Ho deciso di leggere "Tutti dormono nella valle" di Ginevra Lamberti, pubblicato da Feltrinelli, a seguito de "La collina" di Andrea Delogu e della visione della docuserie "Sanpa".

All'interno della comunità di San Patrignano Lamberti è nata, e di ispirazione autobiografica è la storia che racconta, che si snoda tra Vittorio Veneto e Roma, i luoghi dove vive, e quella comune in provincia di Rimini. Nel personaggio di Claudio ci sono gli echi della vita di suo padre, tossicodipendente e odontotecnico, inquieto e vittima di manie persecutorie, ucciso poi da una malattia del fegato -l'autrice lo racconta in questo articolo. 

L'aspetto più interessante di questo romanzo, che ho trovato sorprendente, è il susseguirsi disordinato dei piani temporali, che passano dagli anni '80, ai '70, ai '60, e poi di nuovo verso il presente fino ai duemila, e poi ancora indietro. 

Racconta la vita contadina delle zone del Vittorio Veneto, la valle in cui cresce Costanza, figlia di Augusta che desiderava soltanto una bambola e la propria indipendenza, e di Tiziano, vedovo risposato e di poche parole. Racconta le tradizioni e i rimedi legati ai ritmi della natura e delle stagioni, le relazioni di vicinato e d'amicizia, e poi gli anni '70 della ricerca di libertà, delle amicizie con cui si prendono treni senza pensare alla destinazione, delle estati trascorse a dormire qua e là, sperimentando con le sostanze e con i propri limiti, fino alla nascita di Gaia concepita proprio a San Patrignano, che con l'eredità della giovinezza dei suoi dovrà confrontarsi sia da adolescente sia da adulta.

Se all'inizio ho faticato un po' ad orientarmi tra i decenni e le voci che popolano questo testo, via via ne sono stata sempre più coinvolta, fino a provare sentimenti forti, fino a farmi trascinare fino alla fine volendone ancora. Ho trovato la scrittura e la costruzione del testo notevoli e mai prevedibili, e anche il racconto di un'epoca davvero riuscito: insomma Lamberti si è rivelata una vera sorpresa, e il suo romanzo un titolo che sono molto felice di aver recuperato.

Qual è l'ultima autrice italiana che avete scoperto?

mercoledì 26 febbraio 2025

Il libro della scomparsa

Termino "Il libro della scomparsa" di Ibtisam Azem, portato in Italia dalla casa editrice Hopefulmonster, con un nodo in gola: perché questo testo è straziante, e colpisce come uno schiaffo in pieno volto, nonostante scelga la chiave del realismo magico per raccontare il presente.

Al centro di questa storia ci sono i palestinesi che Israele definisce "arabi israeliani", cittadini dei territori occupati della Cisgiordania. Ci troviamo a Giaffa, città inglobata nell'area dell'attuale Tel Aviv dopo la Nakba, la catastrofe del 1948, in cui i palestinesi furono cacciati dalle proprie case, espropriati dalle proprie terre: a Giaffa vive ancora Alaa, la cui nonna non ha mai lasciato la sua patria, nonostante le immense difficoltà (tra cui l'abbandono del marito, che avrebbe voluto lo raggiungesse all'estero). Ha sempre amato Giaffa questa donna forte e fiera, che si è sempre mantenuta con la sua macchina da cucire, e la cui mancanza ora che non c'è più è per Alaa "una rosa di spine", mentre le scrive ogni giorno sul suo quaderno rosso.

È nelle mani di Ariel però il quaderno rosso: perché d'un tratto i palestinesi sono scomparsi senza lasciare traccia, e lo stesso destino è toccato in sorte ad Alaa, suo vicino di casa con cui è stato fino ad allora in buoni rapporti, nonostante fosse incapace di comprenderne il punto di vista. E se nel quaderno di Alaa leggiamo soprattutto del passato, dei ricordi di famiglia, dei soprusi e della riflessione su cosa significhi vivere da invisibili in un territorio occupato, attraverso Ariel seguiamo il presente: lo smarrimento di media, governo ed esercito, alle prese con la scomparsa del nemico, che può essere concepita come pericolo imminente ma anche (e forse soprattutto) come un miracolo per il quale provare sollievo, pronti ad appropriarsi di nuovi spazi, di altri territori ancora -e Ariel non fa certo eccezione. 

Azem sceglie uno sguardo artistico che sembra astrarsi dalla realtà e invece la dipinge in modo netto, nella sua rappresentazione di fantasia mette ancora di più il lettore davanti alla verità, spingendolo a interrogarsi e aprire gli occhi davanti all'ingiustizia, grazie all'alternarsi dei punti di vista dei due protagonisti. 

"Il libro della scomparsa" è un romanzo di rara potenza, voce di una nuova letteratura palestinese che cerca il proprio spazio nel mondo letterario e ne ha pieno diritto: sono felice che questo titolo sia anche nella longlist dell'International Booker Prize, e ringrazio ancora @readingpolyglot per avermelo fatto scoprire. Ora non vi resta che recuperarlo: di certo non ve ne pentirete, di certo è uno dei titoli migliori che ho letto dall'inizio dell'anno.

Qual è l'ultimo testo palestinese che avete letto?

Cancellazione

Il mese scorso vi ho parlato di "Yellowface" di Rebecca F. Kuang, una commedia nera deliziosa ambientata nel mondo dell’editoria. Vi ho ripensato mentre leggevo il mio primo incontro con Percival Everett, "Cancellazione", pubblicato da La nave di Teseo: un romanzo che mi ha fatto sentire l’autore immediatamente nelle mie corde.

Anche qui ci troviamo nel mondo della scrittura: il protagonista Monk è uno scrittore afroamericano le cui opere sono elogiate dalla critica ma troppo complesse per raggiungere il successo di pubblico, e molto lontane dallo stereotipo dei neri fin troppo diffuso nella società statunitense. Proprio grazie a quest’immagine limitata, un romanzo di infima qualità diventa un best seller e così anche Monk si domanda si sarà in grado di produrre qualcosa di analogo, naturalmente sotto pseudonimo...

"Cancellazione" è un testo stratificato e molto vario nella sua composizione: abbiamo dialoghi immaginari tra pensatori e artisti, spunti di idee per racconti futuri, un intero libro nel libro in cui facciamo conoscenza con l’alter ego di Monk -che inevitabilmente riscuoterà più successo di lui.

Se gli elementi divertenti anche in senso amaro sono molti, altrettanto lo sono quelli drammatici legati alla sfera familiare del protagonista: la perdita improvvisa della sorella e soprattutto lo scivolare nella perdita di coscienza della madre anziana. Ci sono anche numerosi flashback della sua infanzia, dove entriamo a contatto con la figura del padre, molto amato ma anche custode di segreti, citazioni in latino che mi hanno messo davanti al fatto che non ricordo più nulla dai tempi della scuola, e incontri tra personaggi rappresentati in modo così vivido che sembra di guardare un film.

Un film è già stato tratto da questo romanzo: si intitola "American Fiction" ed è anche stato premiato con un Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Inutile dirvi che non vedo l’ora di guardarlo per poter confrontare le due opere!

In conclusione, "Cancellazione" è stato un romanzo che ho trovato stimolante e scorrevole, mai prevedibile e davvero ben scritto: credo che sarà stato soltanto il primo di molte letture che affronterò di questo autore.

Avete già letto qualcosa di suo?

giovedì 20 febbraio 2025

Maus

La prima volta che ho letto "Maus" di Art Spiegelman, pubblicato in Italia da Einaudi, ero alle superiori: quasi vent'anni più tardi l'ho ripreso in occasione dell'incontro del gruppo di lettura che frequento, gliambasciatoridei libri.

Unico fumetto ad aver mai vinto un premio Pulitzer, "Maus" è un testo profondamente autobiografico, in cui lo stesso autore si inserisce tra i suoi personaggi, rappresentando nelle tavole in bianco e nero i dialoghi tra lui e il padre Vladek (e Mala, la seconda moglie di quest'ultimo). L'intenzione, sin dall'inizio, è dare voce all'esperienza di Vladek Spiegelman, cittadino polacco sopravvissuto all'Olocausto. 

La chiave scelta per rappresentare graficamente le vicende è molto particolare: gli ebrei sono raffigurati come topi antropomorfi (l'autore per questo si ispirò ad un racconto postumo di Franz Kafka, ad un popolare cartone animato ma anche ad un film di propaganda nazista), mentre i polacchi hanno le sembianze di maiali e i tedeschi di gatti. Restano, durante gli anni di guerra e deportazione, solo gli aspetti più ferini e animaleschi dell'essere umano, dove l'umanità è ridotta al lumicino e si aiuta soltanto chi può restituire qualcosa in cambio.

Nonostante questo racconto doloroso ed efficace dello sterminio degli ebrei polacchi, grande spazio viene riservato anche alla biografia della madre di Art Spiegelman, Anja, la prima moglie di Vladek (a cui il fumetto è dedicato): anche lei sopravvissuta ad Auschwitz, dopo aver perso il suo primogenito, non riuscirà mai ad elaborare i propri traumi e morirà suicida -episodio durissimo, che Spiegelman racconta nella propria opera. 

"Maus" è dunque un fumetto storico ma anche estremamente personale, sul conflitto tra un padre e un figlio che non si comprendono, con una conclusione molto amara che non ricordavo. È un'opera che non lascia indifferenti, che colpisce come uno schiaffo, e che consiglio anche a chi solitamente non si avvicina al genere del romanzo a fumetti.

Avete già letto questo testo?

Gli aghi d'oro

La scorsa estate ho divorato con enorme coinvolgimento la saga di Blackwater di Michael McDowell, pubblicata da Neri Pozza. A dicembre ho ricevuto in regalo "Gli aghi d’oro", un romanzo in realtà precedente alla saga ed autoconclusivo, che è arrivato in Italia soltanto lo scorso anno.

Ambientato nella New York del XIX secolo attorno ad un quartiere definito il Triangolo Nero, dove imperversano la povertà, le malattie, la prostituzione, il gioco d’azzardo e la dipendenza dall’oppio, "Gli aghi d’oro" è la storia di due famiglie, gli Stallworth e gli Shanks, che si trovano ai poli opposti della scala sociale: se gli Stallworth tra giudici, avvocati e ministri del culto godono di fama e rispettabilità, la famiglia di Black Lena si trova a subire le conseguenze della loro volontà di fare piazza pulita di tutto ciò che non è considerato desiderabile.

La prima metà del romanzo è piuttosto lenta, introduttiva, e devo ammettere che non ne sono stata del tutto conquistata -forse perché i suoi personaggi non sono abbastanza delineati da suscitare una particolare simpatia ad eccezione, forse della povera Helen, l’unica della famiglia Stallworth a contraddire la loro ipocrisia perbenista.

Quando però i nodi vengono al pettine, il romanzo si trasforma in una storia di vendetta dove occhio per occhio è davvero il principio orientativo che muove Black Lena dopo aver perso non soltanto il marito, ma anche la figlia e la cognata: sono speculari le due famiglie e quindi le conseguenze sono facili da prevedere, ma non lo è altrettanto immaginare come il piano entrerà in azione e questa è la parte davvero coinvolgente del libro.

Alcune scene non sono fatte per gli stomaci più deboli, ma non lo definirei comunque un romanzo dell’orrore: piuttosto vi si trovano le ambientazioni e le atmosfere di un romanzo gotico, seppure in chiave americana.

Se dovessi consigliarvi un’opera dell’autore, vi suggerirei di certo di partire da Blackwater, ma una volta arrivata alla fine posso dirvi di aver letto con avidità anche la seconda metà di questo libro, che se siete alla ricerca di una storia nera, dove il perdono non trova spazio, potrebbe decisamente fare al caso vostro.

Avete già letto Michael McDowell?

giovedì 13 febbraio 2025

La collina

Ho acquistato "La collina", scritto da Andrea Delogu con Andrea Cedrola e pubblicato da Fandango, l'anno scorso al mercatino dell'usato: non ne avevo mai sentito parlare, non conoscevo per nulla l'argomento trattato, ma mi ha incuriosita molto e oggi che l'ho letto confermo di aver fatto un'ottima scelta.

Quando Vincenzo Muccioli fondava la comunità di San Patrignano non ero ancora nata, né lo ero all'epoca dei suoi processi, ed ero appena bambina alla sua morte; non ho vissuto dunque le stragi dell'eroina degli anni '80, il boom della tossicodipendenza in Italia né i contagi da HIV, se non per qualche racconto tramandato da parenti che all'epoca erano giovani. 

Il padre di Andrea Delogu, Walter, che qui con Andrea è una delle due voci narranti in prima persona, è stato uno dei più fedeli a Muccioli nella comunità, il suo autista e uomo di fiducia; ne ha vissuta l'ascesa, ma anche i momenti più controversi. Ne "La collina" Walter prende il nome di Ivan, così come Andrea diventa Valentina, Vincenzo è Riccardo, ma per chi abbia dimestichezza con i fatti (o come me abbia guardato il docufilm "Sanpa" in sei episodi, che trovate su Netflix, per approfondire) i personaggi chiave di questa storia sono ben riconoscibili.

Cedrola scrive principalmente per la televisione, e questo taglio si sente molto tra le pagine, ricchissime di dialoghi e di descrizioni, dal ritmo incalzante e con qualche scena molto disturbante (violenza sugli animali compresa). Ne "La collina" troviamo lo sviluppo della comunità di San Patrignano, l'affluire dei suoi ospiti, la crescente popolarità di Muccioli e il peso dell'opinione pubblica (e di figure influenti come i fratelli Moratti), ma anche i soprusi e le violenze, le inchieste e i processi, i tentativi di allontanamento, l'omicidio di Roberto Maranzano.

Per me "La collina" è stato un primo approccio ad una pagina di storia italiana di cui non sapevo quasi nulla, e che ha spinto la mia curiosità a cercare ulteriori informazioni in proposito: e quando questo è l'effetto di una lettura su di me il bilancio a posteriori è sempre positivo.

Avete già guardato "Sanpa"?

Abbondanza

Secondo acquisto dell'anno, con cui mantengo il proposito di leggere quanto di nuovo entra nella mia libreria prima di comprare qualcos'altro (sono stupita per prima!), "Abbondanza" di Jacob Guanzon, pubblicato da Marsilio, è stata un'altra ottima scelta.

Romanzo d'esordio dell'autore, "Abbondanza" è una storia di paternità, di miseria, di dipendenza. Henry, giovane padre da poco uscito dal carcere, si trova da solo con suo figlio Junior, che compie otto anni quando hanno perso la loro casa e cercano di sopravvivere alla giornata vivendo in un furgone.

L'autore ci porta avanti e indietro nel tempo, ripercorrendo l'adolescenza di Henry, il rapporto complicato con il padre e la morte prematura della
madre, l'incontro con Michelle, la dipendenza dalle droghe e la nascita di Junior, mentre nel presente l'Henry padre si fa i conti in tasca per potersi presentare ad un colloquio di lavoro, comprare la cena per il figlio e ricaricare il cellulare quel tanto che basti per renderlo operativo.

In "Abbondanza" ci rendiamo conto sin dal primo capitolo -contrassegnato come tutti gli altri dalla quantità di dollari di cui Henry dispone al momento del racconto- che se qualcosa potrà andar male in questa storia, probabilmente andrà peggio, complici le scelte di Henry, che nonostante i buoni propositi sembra prendere sempre le decisioni sbagliate. 

Impossibile non provare dispiacere per Junior, ma altrettanto difficile è sperare in un lieto fine per questo padre disperato e arrivato allo stremo delle forze, che rappresenta una critica feroce al sistema di lavoro e diritto all'abitare delle zone più povere degli Stati Uniti e un personaggio che mi ha fatta soffrire al punto che ogni tanto ho dovuto prendermi una pausa dalla lettura.

Qual è l'ultimo libro che avete fatto entrare nella vostra libreria?

venerdì 7 febbraio 2025

Tremore

Ho acquistato "Tremore" di Teju Cole, pubblicato da Einaudi, poco dopo l'uscita, incuriosita da articoli di giornale in cui se ne parlava in termini entusiastici. Io invece, lo confesso, mi sono sentita parecchio ignorante e non tanto coinvolta da questa lettura!

Si tratta di un testo estremamente originale, che definire un romanzo non mi pare appropriato: è infatti composto da otto capitoli, che dapprima sembrano avere un protagonista molto presente (Tunde, un professore di storia dell'arte che dalla Nigeria è emigrato negli Stati Uniti, che ha una moglie di origini giapponesi e una passione per la musica) ma poi prendono una deriva sempre più concentrata su altro.

Sin dall'inizio gli argomenti trattati in questo testo sono variegati: la storia degli Stati Uniti a partire dal genocidio dei popoli nativi e dalla schiavitù, l'appropriazione culturale dei manufatti dei popoli non europei, un prolifico serial killer americano, le opere d'arte, la musica. Il capitolo cinque poi costituisce una vera e propria lezione a sé, incentrata sul quadro di Turner "La nave negriera", per poi passare ad un sesto capitolo che è un mosaico di voci da Lagos, dalle più modeste alle più colte e abbienti, dalle più spregiudicate alle più conservatrici, e un settimo più breve, sempre dedicato alla città.

"Tremore" è un testo in cui Tunde va sparendo, per ricomparire nell'ultimo capitolo in una sorta di chiusura del cerchio, tornando negli Stati Uniti e riprendendo il tema della fotografia (elemento autobiografico, in quanto Cole per primo è fotografo). Qui la scrittura passa alla prima persona, dopo la terza dominante, intervallata solo in qualche frase dalla seconda, rivolta ad un caro amico perduto. 

Nel corso di "Tremore" ho tenuto il motore di ricerca di Google sempre a portata di mano, per visualizzare le opere d'arte mentre ne leggevo la descrizione, oppure per ascoltare su YouTube brani musicali di cui non conoscevo l'esistenza. Ho avuto l'impressione che Cole si rivolgesse ad un pubblico di lettori più colti di me, e se da un lato questo ha stimolato la mia curiosità, dall'altro mi ha fatta sentire un po' a disagio nel non sentirmi coinvolta da queste pagine. 

Ho trovato questo libro un collage di spunti, di temi interessanti e da approfondire, nell'insieme però non una lettura fluida quanto avrei sperato. Uno di quei casi in cui però mi viene da dire che il problema "non è lui, sono io"...

Qual è stato l'ultimo libro che non vi ha convinti del tutto?

giovedì 6 febbraio 2025

Ohio

Tra i miei regali di compleanno e Natale, ho ricevuto ben due titoli di Stephen Markley, entrambi pubblicati da Einaudi: "Ohio" e il più recente "Diluvio". Ho scelto di cominciare dal primo, che è l'esordio dell'autore, e per il momento si è aggiudicato il titolo di migliore lettura dell'anno.

Ambientato a New Canaan, una cittadina dell'Ohio definita dai suoi stessi abitanti come dimenticata da dio, si intrecciano durante le superiori le vite di Bill, Rick, Ben, Kaylyn, Lisa, Stacey, Dan, Hailey e Tina; li incontriamo anni dopo il diploma, nel 2007, alla parata funebre in onore di Rick, morto soldato in Iraq, anche se molti di loro sono assenti: e nei capitoli successivi, dove li seguiamo negli anni, ne comprendiamo il perché.

Il liceo di New Canaan è stato teatro di scontri, violenze, meschinità: le indaghiamo in particolare attraverso i punti di vista di Bill, Stacey, Dan e Tina, a ciascuno dei quali è dedicato un intero capitolo che ruota attorno ad un concetto da scoprire tra le pagine e che mette in luce, tra dialoghi e flashback, segreti rimasti sepolti nei decenni. 

La scrittura di Markley richiede una certa concentrazione, così come la struttura a mosaico del suo romanzo, che si svela dettaglio dopo dettaglio fino ad un colpo di scena che non avevo previsto: ho preso appunti durante la lettura, per non perdermi i particolari che si stratificano con l'aumentare delle pagine, e si è rivelata un'ottima idea per unire i puntini. 

E se ci sono gli aspetti che preferisco in un romanzo (il passato che viene a galla, le relazioni d'amicizia e quelle d'amore, le esistenze spezzate che cercano di elaborare i traumi), Markley vi aggiunge una critica sociale che si percepisce distintamente, dà voce alla generazione che si è arruolata dopo l'11 settembre e da studente atleta si è trasformata in assassino, e alle periferie dove la crisi economica è schiacciante, che si vorrebbero soltanto lasciare alle spalle ma continuano a seguirti nel mondo, come un persistente odore di bruciato.

Ho trovato "Ohio" un esordio straordinario, vi ho scoperto un autore assolutamente nelle mie corde e se amate i romanzi corali, di formazione e che vi tengano incollati alle pagine, questo fa decisamente al caso vostro! Ora sono ancora più curiosa di leggere "Diluvio"...

Qual è l'ultima lettura che vi ha conquistati?