giovedì 27 dicembre 2018

Le letture meno apprezzate del 2018

Nonostante il 2018 sia stato un anno molto positivo dal punto di vista delle letture, non tutti i libri che ho letto sono riusciti a convincermi. Quindi oggi ho deciso di condividere con voi i miei pareri negativi -pur sapendo che di certo una parte di questi titoli potrebbe esservi piaciuto molto…
Ho deciso di suddividere il post in tre parti: la prima dedicata ai libri che non mi sono proprio piaciuti, senza molto altro da aggiungere. Nella seconda vi nominerò due romanzi d’esordio che non mi hanno convinta, ma che sono stati scritti da autori che credo potranno fare molto meglio in futuro. Nell’ultima infine vi parlerò di due testi di certo apprezzabili, ma troppo lontani dai miei gusti e dalla mia sensibilità: in questo caso, la menzione negativa va più alla mia scelta poco ponderata che al libro in sé!
 
Iniziamo con i libri "no":
 
 
Il meno apprezzato dell'anno è stato un libro al quale mi sono avvicinata con grande interesse e curiosità, il testo di non-fiction “Ausmerzen” di Marco Paolini, sullo sterminio dei disabili mentali da parte del regime nazista. È stato però una delusione terribile: la narrazione è distaccata, spesso ripetitiva, frammentata in capitoli non ben legati tra di loro; a sua difesa va detto che l’opera nasce come uno spettacolo teatrale, avrei probabilmente dovuto privilegiare la visione. Qui ne ho scritto più nel dettaglio.
 
 
 
 
Al secondo posto indico un libro che ha ricevuto grandi consensi, ma che io ho trovato ricco di stereotipi e banalità, oltre al fatto che il modo in cui è stata sviluppata la trama mi è parso insufficiente. Si tratta di “Vox” di Christina Dalcher, un romanzo che si propone come una lettura femminista sull’importanza della comunicazione; parte da un ottimo spunto (un limite di 100 parole al giorno che alle donne è consentito pronunciare) ma va sprecato. Ne ho scritto qui.
 
 
 
 
Un altro libro scritto da un’autrice donna e che racconta una storia molto promettente non è riuscito a convincermi: mi riferisco a “Ragazze elettriche” di Naomi Alderman. Il rovesciamento dei ruoli dominante-sottomesso, maschile-femminile è una premessa interessante, ma il modo in cui è stato sviluppato (più un romanzo d’azione che altro) non mi ha soddisfatta. Trovate qui la recensione.
 
 
 
 
Hugo e Rose” prometteva di essere una lettura leggera e rilassante, iniziando come un romance dai tratti fantastici: Rose infatti ha sognato Hugo per tutta la vita, finché non lo incontra nella realtà. A questo punto il romanzo cambia direzione e si trasforma in un racconto ricco di azione e di atmosfere cupe; inutile dire che ho trovato questa variazione fuori luogo e poco riuscita. Trovate motivazioni più articolate qui.
 
 
Non leggo moltissimi romanzi italiani, e suppongo di avere molto da scoprire nella letteratura nostrana. Quest’anno però il nuovo romanzo di un autore che avevo precedente apprezzato in particolare per Non dirmi che hai paura, ma parzialmente anche per Il grande futuro -avrete ormai capito quindi che mi riferisco a Giuseppe Catozzella- mi ha deluso parecchio con “E tu splendi”: anche qui, premesse interessanti (una scoperta da parte di un bambino, vivide descrizioni del meridione italiano) ma davvero troppi parallelismi con l’arcinoto “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti. Mi è parso quasi una rielaborazione e mi ha delusa. Qui ve ne ho parlato meglio.
 
 
Passiamo ora ai romanzi d'esordio di autori che spero potranno fare di meglio in futuro.
 
 
Il primo è un romanzo di cui si è parlato molto, definendolo un esordio folgorante: si tratta di “Mio assoluto amore” di Gabriel Tallent. Personalmente credo che una buona parte del suo successo sia dovuto al tema pruriginoso trattato al suo interno (un rapporto incestuoso tra un padre e sua figlia adolescente) più che per la storia narrata in sé, che infatti non è riuscita a convincermi. Lo stile dell'autore però è promettente, molto capace nelle descrizioni. Ne ho scritto qui più nel dettaglio.
 
 
L'altro romanzo d’esordio nei confronti del quale ho diverse perplessità è “Il ragazzo di Aleppo che ha dipinto la guerra” di Sumia Sukkar: tratta l’importante tema della guerra civile siriana dal punto di vista di un adolescente con la sindrome di Asperger, ed entrambi questi elementi sono lodevoli. Credo che l’autrice però abbia bisogno di crescere molto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, le cui voci risultano davvero troppo simili, ed anche sullo sviluppo della vicenda avrei qualcosa da ridire. Qui potete scoprire esattamente cosa.
 
 
 
Infine i due romanzi che avrei potuto scegliere in maniera più cauta, perché si tratta di opere senz'altro meritevoli ma molto, troppo lontane dai miei gusti in materia di letture.
 
 
 
 
Innanzitutto è il caso di “La vegetariana” di Han Kang. Prima opera sudcoreana alla quale mi avvicino, da lettrice che non conosce quasi per nulla la letteratura asiatica, sono rimasta piuttosto spiazzata: mi è mancata la comprensione della protagonista, che rimane muta e alle cui motivazioni non viene mai data voce. Qui mi spiego meglio.
 
 
 
Un’altra autrice che ho amato in precedenza e le cui capacità non mi sogno nemmeno di mettere in discussione è Margaret Atwood: “Il racconto dell’ancella” è stato uno dei romanzi preferiti del 2017. Dalla lettura di “Fantasie di stupro” però credo di aver capito che i suoi racconti non fanno al caso mio: non sono riuscita infatti a provare una grande empatia nei confronti delle protagoniste di queste storie piuttosto brevi e ho deciso che d’ora in poi darò la precedenza ai suoi romanzi. Qui trovate ulteriori informazioni sui racconti contenuti della raccolta.
 
Non posso che augurare a me e a tutti voi, per il 2019, ancor meno letture poco soddisfacenti!

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